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148 EPISTOLARIO soli amici die più amo tengo conto di quelle opinioni loro elio non mi persuadono; e le dico loro, e cerco di trovare se più essi o io ci accostiamo al vero, o al verisimile. Però se ora più mi amate, più liberamente dovete dirmi dove sembravi che dalla somiglianza del vero le mie opinioni si discostino. Perché se anche mi diceste elio alcun mio pensiero vi paresse privo d’ogni somiglianza al vero; non mi direste già per questo ch’io sia ima bestia, o meno degno del vostro amore. Quante volte l’uomo discorda da se stesso! s’ama egli perciò meno, o meno si stima? Di qui prese una finissima parola Sant’Agostino nelle Confessioni, per esprimere le amorevolissime dispute cogli amici: Dissentire interdum, velut ipse homo seenni. Ditemi dunque, e via disputiamo amichevolissimamente. Oh io sono amicissimo di persone, che pur sinceramente mi credono un c e: figuratevi se può offendermi aldino per non adottare un qualche mio pensieruzzo. Avete poi fatto bene a narrarmi cosi lepidamente lo stato vostro: onde eviterete che io vi dia brighe, come avrei sempre fatto, credendovi l’oracolo della Marca: ma anche il Messia quando era piccolino, non era molto ascoltato da’ suoi patriotti. Riveritemi il signor Padre, salutatemi il fratelloccio; curate molte la salute, vogliatemi bene, e scrivetemi: io sono impazientissimo di vedervi; e con desiderio inestinguibile vi abbraccio: addio. 94. A Pietro Giordani. - Milano.1 Recanati 22 Decembro 1817. Mio carissimo. Mi consolate assai quando mi dite che fra pochi mesi ci vedremo. Oh mi bisogna, o mio caro, la presenza vostra più che forse non vi figurate. La salute adesso mi lascia far qualche cosa, ed io son tornato alle mie vecchie malinconie, e mi rallegro di potermi pure affliggere per altro che per la infermità, che ò bene un’afflizione sterile e sgradita. Del Tasso ancora non vi so dir niente, perché questi giorni ho avuto da leggere alcune altre opericciuole che m’han rubato molto tempo: oltreché ho voluto anche dare un’occhiata a quelle Cruscate e Stacciate e ’nfarinatnre e ’nferrignerie che stanno dintorno alla Gerusalemme, la qual cosa m’ha portato più avanti oh’io non credea né volea. E liberatomi da questa noia, m’è accaduto per la prima volta in mia vita di essere alcuni giorni, per cagione non del corpo ma dell’animo, incapace e noncurante degli studi in questa mia solitudine.2 Nondimeno tornerò, benché con ¡svogliatezza, al Tasso, e alle altre mie letture; anzi già facendomi violenza, ci sono quasi tornato e ve ne scriverò. Del Bartoli ho le opere morali, ma una sola istorica, cioè L’Inghilterra. Non so se vada letta, e me lo saprete dir voi. Ai 15 di settembre spedii all’Acerbi (col quale avea già avuto in altre occasioni un certo commercio di qualche lettere) la disser1 Dalla copia di Paolina, con correzioni di G., in casa Leopardi. 2 È un primo accenno alla recente sua passione amorosa pei’ la cugina pesareso Geltrude Cassi in Lazzari.