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INTRODUZIONE XIX di alcuni chiari e benemeriti editori, tanto che ormai non possa ragionevolmente sperarsi ch’essa aumenti in modo sensibile nell’avvenire,1 la raccolta e pubblicazione delle lettere de’ suoi corrispondenti, essendo rimasta parziale e discontinua, aveva lasciato molto a desiderare, per la materiale impossibilità di trovar la maggior parte di quelle lettere. E ciò non già perché esse fossero sparpagliate o distrutte, ma proprio per l’opposta ragione, perché cioè giacevano quasi tutte in un sol luogo, dove una strana quanto ostinata volontà le aveva sottratte per tanti anni agli studiosi. Se non che, venute finalmente anche quelle lettere in dominio del pubblico, esse hanno potuto in questi ultimi tempi cominciare ad esser conosciute; 2 e più largamente saranno in questa nuova edizione, in cui alle lettere del Leopardi andranno per la prima volta accompa1 Per quanto io abbia diligentemente e lungamente corcate nuove lettere del Leopardi da aggiungere a questa mia edizione, tra lo non poche che risultano scritte ma sconosciute perché distrutte o disperse, non sono riuscito a motterne insieme più d’una mezza dozzina; alle quali si aggiungono altre duo che, por essere state dol tutto dimenticate e quindi sconosciute, possono considerarsi quasi inedite. Un numero presso che eguale è poi quello delle lettore che non figurano nell’ultima ristampa dell’Epistolario, perché venute alla luce posteriormente. Di particolare importanza e interesse riusciranno poi i numerosi brani inediti, talvolta assai lunghi, specie delle lettere di Giacomo al fratello Carlo, coi quali ho potuto colmare quasi tutte lo lacune rimasto fin qui nell’Epistolario leopardiano. Dette lacune, so prima orano state consigliate o imposte da delicati riguardi, non avevano ormai più ragione di tener celate notizie, fatti e giudizi utili agli studiosi. 2 Dello lettere dei corrispondenti del L., già da tempo si conoscevano, come si è detto, quelle dei Parenti per la pubblicazione del Piergili; alle quali si aggiunsero poi quelle del Giordani, del Brighonti, degli Stella, del Vieusseux, del Colletta ecc. riunite tutte da ultimo nel III volume dell’Epistolario. Vennero poi quelle che la Commissione governativa credè pubblicare, scegliendo in un blocco rimasto fra i mss. leopardiani, in Scritti vari inediti (Firenze, Le Monnier, 1910); e lo altre del medesimo blocco che, scartato dalla Commissione, furon pubblicate nel 1928 da Mahia R. Zezon nel Supplemento n. 24 del Giornale storico della letter. italiana. Ma il grosso di quelle lettere era rimasto confuso e ignorato nella farragine dolio carte Ranieri. Oltre a brani di esse da me riferiti in varie mie pubblicazioni su riviste e giornali, o segnatamente noi tre Discorsi proemiali alla mia edizione critica delle Opere approvale di O. L., altre lettere di quel fondo sono state pubblicate ultimamente dai fratelli Bresciano (Torino, Rosemberg e Sellier, 1931), ed altro ancora da R. Bresciano in Nuova cultura, fase, del gennaio-giugno 1932; ma esso non sono che una parte, alcuno frammentarie, e non tutte della più importanti. Io ho inoltre largamente profittato del ricco materiale dogli archivi Leopardi e Antici, di quello della Biblioteca comunale di Recanati, e di quello rarissimo del recanatese P. dott. Clemente Benedettucci, uno de’ più provetti e operosi cultori di studi leopardiani.