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ANNO 1817 - LETTERE 8S-89 141 delle critiche delle maldicenze delle ingiurie dei disprezzi delle persecuzioni ingiuste fa quel conto che fai delle cose che non sono: delle giuste non ti affliggere più che dell’averle meritate: quarto, gli uomini più grandi e più famosi di te non che invidiarli, stimali e lodali a tuo potere, e inoltre amali sinceramente e gagliardamente. Con queste condizioni l’amor della gloria non mi sembra pericoloso, Kàycb oìjtcu nwg Unelfojip’i.1 Voi però quando avrete tempo ditemi il vostro parere, e contuttoché io sia giovane, pensate che per apprendere e seguire gli ammaestramenti vostri, mi sforzerò di parer maturo. Poco prima di ricevere le vostre ultime, avea cominciato a leggere il Tasso; e il vostro consiglio intorno alle prose 2 che vanno lette, m’è arrivato opportunissimo, perché già quelle sue scolasticherie e sofisticherie mi facevano dare indietro. Ve ne ringrazio, e me ne servirò. Ora sono con Demostene con Cicerone col Segneri e col vostro Tasso. Bella e deliziosissima compagnia, ma ci mancate voi. Erti ne quum te vidcbo? Senz’altro spero che si: né lo spererei se stésse in me: ma poiché ora sta in voi solo, bisogna che mi contenti di sperarlo. Se mi amate, pensate a consolarmi. Mio padre e Carlo vi salutano. Addio addio. So che voi dovevate scrivere una di quelle vite degli Italiani illustri che si stampano dal Bottoni. Ditemi se l’avete scritta, e quale.8 89. Di Pietro Giordani. Piacenza 22 Novembre [1817J. Alio carissimo (¡incornino. Sul fine di questo o sul principio del venturo andrò a Alilano; e corto non dimenticherò il vostro Senofonte. Voi soguireto a scrivermi sempre a Piacenza. Avendo risposto sempre ad 1 Cfr., intorno alla gloria, lo notevoli osservazioni ohe G. fn per suo conto personale in Zibaldone, I, pp. 238-39, sotto la data 22 giugno ’20; e anche quello in VI, pp. 324-26; VII, pp. 213-16; le quali bì leggono per buona parte nel Par ini. 2 Nella copia ora scritto «opere». 3 Questo poscritto si vedo aggiunto nella copia, di mano di G. Prima di esso, ve n’era un altro, cioè il seguente, di mano di Paolina: «Rileggendo la lotterà, m’accorgo che nell’ultima linea della facciata precedente ho omesso lui periodo che pur volea scrivere od è questo. È un pezzo che mi son risoluto di non risolvermi se non Dio sa quando». Ma poi tutto questo tratto fu cancellato da G., il quale inserì di sua mano il breve periodetto a suo luogo noi testo, come ho avveri ito alla nota 0 della pag. precedente. Ciò vuol dire che nella lettera autografa spedita al Giordani i due poscritti dovettero rimanere uno sotto l’altro, in fino della lettera stessa; e prova ancora una volta che le correzioni autografe nolle copie delle lettere al Giordani, al Mai e a qualche altro, furono da G. fatte per ragioni letterarie dopo spedite le lettere stesse.