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ANNO 1817 - LETTERE 67-59 105 ragioni disegno di rispondere nella prefazione con altre ragioni se non buone, certo migliori delle sue, che ragioni appena si possono dire. Ma per esser sicuro della vittoria, vorrei stringere alleanza con Lei, e sapere le risposte che Ella certo avrà fatte tra sé a quelle opposizioni. F. questo è insomma il fine per cui le scrivo: pregarla che mi voglia somministrare il modo di rispondere al Ciampi, benché io già in parte sia preparato a questa battaglia. Ma perché pare che Ella rifiuti qualunque briga letteraria, io le prometto che tacerò, se le piace, il suo nome, e porrò, quando voglia, le sue ragioni come se fossero mie. La supplico, pregiatissimo e carissimo Signor mio, che mi perdoni questo fastidio, e mi serbi la sua benevolenza che m’è dolcissima, e avrò caro che questa serva se non altro a rinfrescarle la memoria del suo devotissimo ed affezionatissimo servitore. 59. Di Pietro Giordani.1 Milano 10 Giugno [1817]. Mio carissimo Signor Contino. Quanto più ella mi scrive, più mi dà cagione di amarla e di ammirarla. Oh chi potrebbe oggi in Italia far tali scherzi; e inni greci e odi anacreontiche! Ma tutto questo mi fa sempre sospirare per la sua salute. Ella non mi dice mai se ascolta le mie preghiere, se nuota, se cavalca, se almeno passeggia. Se Dio mi concederà ch’io venga in cotesti paesi, sono già risoluto di usarle cortese violenza; e di obligarla a camminar molto, e fare esercizio. Di questo eli’ ha bisogno, e non di studio. S’ella vuol salire le ultime cime del sapere, eserciti molto il suo corpo; non le manca più altro. Circa il mio venire è sincerissimo il mio desiderio. E in prova di ciò le dico molto innanzi che panni avere ben intoso un tratto delicatissimo della sua lettera, ma che mi sarebbe impossibile accettar altro che di goder la sua compagnia, e usar della sua libreria: né ho si stretto parente o amico dal quale mi inducessi ad accettar altro.- Ben mi sarebbe gran servizio s’ella mi trovasse ima dozzina quieta pulita ed amorevole. Tornando alle suo composizioni, è naturale il suo desiderio di sapere che so ne dica qui: il che non posso saper io, che vivo in Milano come in ima campagna; poiché dovunque io fuggo gli uomini, che troppo conosco. Ma parlando per congettura, stimo che pochi parlino degli studi suoi cosi alieni dal volgo. Mio caro Contino, qui gli uomini sono come altrove. Quelli che più potrebbero e dovrebbero leggere, i nobili e i preti, sono in Lombardia come nella Marca o in tutto il mondo. Poco si legge; e quel poco, di frivolezze. Io poi non ho usanza se non del Monti, del Rosmini o del Mai: coi quali parlo di lei; e più spesso coll’ultimo, ch’è di lei ammiratissimo quanto sono io. E un cenno di quel che io ne pensi lo darò pubblicamente alla prima occasione. Luigi Uberto Giordani è di Parma, e mio cugino; buono scrit1 Replica olla lett. 54. 2 Si riferisce alla velata offerta di ospitalità da parte dei Leopardi, che è nel 2° paragrafo della lettera di G. al n. 54.