1665. |
A Paolina Leopardi. |
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Pilla mia. I miei libri sono stati spediti da Firenze al Nobili
a Pesaro, dove potrete farne fare ricerca in caso di ritardo. Non
ti aspettare però gran cose: si tratta di libricciuoli regalati. Qual
è il deputato che dee parlarmi a vostro nome? Fin qui nessuno è
comparso con questo carattere. Fio visto Fucili e Coletta Collo-
redo, e veggo molti e molti, che non mi lasciano dormire nè
riposare: è curioso che non posso andar per le strade senza essere
riconosciuto; fino POffagnola stamane mi ha fermato per mo-
strarmi la sua bottega. Ilo visto lo zio Carlo, la buona Clotilde,
e Ruggiero,2 che già spaccia protezioni, e mi promette favori
con un tuono veramente originale; corro qualche pericolo pros-
simo di mandarlo a far f., perchè ho perduta una grandissima
parte della mia antica pazienza. Muterò presto abitazione, es-
sendo scontentissimo della presente. Calze bianche ne ho di
molte, non mi occorrono, e ti ringrazio. Salutami tutti, e dammi
le nuove patrie. Grazie mille al Papà e a Pietruccio della nota.
Lo zio Carlo (che ho veduto, perch’egli mi ha scritto umil-
mente p[er] la posta) non mi ha offerto di presentarmi in nes-
suna società; il che mi cagiona un lontano sospetto ch’egli ami
di non avermi seco alle conversazioni. Questo sospetto mi
dispiace, perchè mi obbliga a farmi presentare da’ miei amici
in tutte le società da lui frequentate, con rischio d’annoiarmi
tutta la serata. Ilo riaperto la lettera p[er] darti questa nuova.
1666. |
Ad Adelaide Maestri. |
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Mia cara Adelaide. Fatemi il piacere di recapitar subito l’acchiu-
sa.1 Col venturo vi scriverò distesamente. Addio in gran fretta.
Il vfo Leopardi