1661. |
Di Pietro Giordani. |
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[Parma] 15. Ottobre [1831] |
Caro Leopardi. Con piacere ho sentito che stai bene; con maravi-
glia che hai lasciato Firenze per la Babilon Magna. E non hai detto
un motto, non dico a me, ma all’Adelaide Maestri, che ti ha scritto
più volte per gli associati al tuo libro, ed aspettava una risposta. In
casa Tommasini sei rammentato quasi continuo.
Vedrai tu costì l’aureo Tenerani? Ti prego a fargli un milione di
saluti affettuosi per me; e dirgli che gli ho scritto 4. volte; 12. luglio,
9. e 30. agosto, e 3. ottobre. Quando vedi Monsignor Muzzarelli non
dimenticare di ricordarmegli. Quando scrivi a Carlo o Paolina saluta-
meli caramente. E vero che ti fai prelato? Avvisami perch’io impari
a chiamarti Monsignor Leopardi, e sappia sin quando potrò chiamarti
Giacomino; che a mio gusto vale un po’ meglio. Addio, procacciati
quanto più puoi di sanità e d’allegria: e tieni qualche memoria del tuo
antico e immutabile amico. Addio: addio.
1662. |
Di Raffaele Bertinelli. |
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Sig/ Conte Sto
Avendo inteso il suo arrivo in Roma, oserei pregarla perchè le pia-
cesse permettermi di rivederla; dico rivederla, dacché ebbi la sorte di
conoscerla personalmente molti anni sono in Recanati, ove mi con-
dusse il desiderio d’inchinare un tanto italiano. 11 Sig.1 Raggi che
dimani parte per recarsi a compire i suoi studi all’Università di Pisa,
vuole ch’io la preghi a farlo degno di questa medesima sorte. Piacciale
adunque farmi sapere col mezzo del Latore del pnte quale ora le fosse
più opportuna, ch’io gliene sarò tenutissimo. Aggradisca i sentimenti
della mia stima.
Sig.r Cte. St.°
Umo Devino Serv.e
Raffaele Bertinelli
16. 8bre