vere un assegnamento mensuale; lavorare a volontà; vendere i lavori;
restituire le somme ricevute: tornar da capo, quando mai la vendita
del libro non provvedesse a’ bisogni futuri. Voi non dovreste sforzare
volontà o salute a lavorare; non avreste obblighi o di tempo o di mate-
ria: se non che, dovreste far libro, non articoli per giornali; ed in que-
sta condizione avrò incontrato anche il vostro desiderio.
Per agevolare il disegno, io vi propongo di abitare con me; cerche-
rei (e l’ho in mira) una casa che avesse una camera ed uno stanzino
per Voi: è povera la mia mensa, ma Voi siete discreto; e voi vivreste
nella mia famiglia come tra parenti amorosi. Nè del piccolo dispendio
(che perciò farei più del mio proprio) voglio farvi dono; ma Voi me
ne rimborserete, quando che sia, col prodotto delle vostre opere.
Accettando di vivere in mia casa, diminuisco i vostri bisogni: Voi
ditemi, oltre la casa, il vitto, la servitù, qual somma per mese sarebbe
da Voi desiderata; e permettete che io la trovi, a quelle condizioni
che Voi medesimo vorrete prescrivere. Io sarei procurator Vostro, dili-
cato come se trattassi per me; e di ogni cosa vi avviserei prima delle
vostre mosse da Recanati: mi abboccherei (se vi piace) col Giordani:
farei che la vostra dignità non fusse adombrata; essendomi a cuore
quanto la mia propria.
Pensate, caro amico, alle cose che ho scritte; credetele sincerissime
nè supponete in me altri desideri che darvi pruove di amicizia, e con-
servare all’Italia un bello ingegno. Rispondete presto; m’importa la
sollecitudine per il vostro quartiere, e perchè non vedo il momento
di avervi qui, tra noi, che vi amiamo.
Di molte altre cose scriverò poi. Ora caramente vi abbraccio, e mi
raffermo
Amico vero
Colletta
Cariss. Amico
Mi dispiace nella cara vostra dei 7 del corrente, che mi doman-
diate se ricevessi l’altra del Gennaio passato: perchè questo è