l’affligge: la notizia della cosa non potrebbe darmi maggior dolore
di quello che mi dà ora l’immaginazione lavorando nell’oscurità.
Qui, da molti giorni, il caldo è scemato in modo, che si sop-
porta assai bene. Io ho riprese le mie passeggiate prima di pranzo,
che avea tralasciate da più mesi per timor del caldo. Queste pas-
seggiate sono la mia salute, mentre quelle dopo pranzo non mi
fanno altro che male. Me ne sono trovato subito assai miglio-
rato, e fino dal primo giorno mi parve d’essere un altro.
Non ho vedute le poesie dell’Ilarii, di cui Pietruccio mi parla.
Caro Papà, se mi ama, abbia cura alla sua salute. La mia impa-
zienza di tornare non è minore della sua in aspettarmi. Saluto
tutti amorosamente, e prego Lei a benedirmi.
Il suo Giacomo
1330. |
Ad Antonietta Tommasini. |
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Mia cara Antonietta. Ricevetti coll’ultimo ordinario la caris-
sima vostra de’ 29 Luglio, col poscritto del Professore. Come
volete voi che risponda a tante espressioni di affetto, e che volete
che vi dica delle dimostrazioni che me ne faceste nel tempo della
vostra dimora qui a Firenze? Vi assicuro, vi giuro, che mi trovo
sopraffatto, che non so che dirvi, che questo è assolutamente
troppo, che mi dispiace poi sommamente che il pensiero delle
mie indisposizioni vi turbi, e vi tenga travagliata. Sentirete dal
nostro Cazzaiti che alla sua partenza io mi trovava piuttosto
meglio. Ho ripreso le mie passeggiate prima di pranzo, e con
gran profitto; segno che il sistema nervoso aveva non piccola
parte nel mio male. Manderò la relazione. Intanto ringraziate
per me il caro Professore; ditegli che la sua cordialità mi rapi-
sce, m’incanta; esprimetegli voi la mia gratitudine se potete,
che io non potrei. Quanto al venire a Bologna quest’autunno,
vedremo quello che si potrà combinare colla mia salute, e colla
necessità che ho di andare a Recanati. Non vi ho detto mai la