Io, e la mia cara Adelaide, saremo a Firenze probabilmente tra breve
volendolo voi verrà pure mio marito. Chi sa che Egli con l’arte sua,
e noi colla affezione che vi portiamo non potessimo togliervi da quella
profonda melanconia che tanto apparisce nell’ultima vostra. Perchè
non vi togliete da quella solitudine spaventosa, e non venite a convi-
vere con persone che tanto vi stimano e vi tengono carissimo siccome
noi? Quando saremo costà vi pregheremo tanto da non negarci di venire
con noi a Bologna: mi lusingo che sì, pensando che noi vi siamo cari.
Scrivetemi subito e teneteci nella speranza che ci concederete ciò di
che vi preghiamo.
Vi scrissi alcune righe in una dell’Adelaide che Ella vi mandò da
Parma: di questa non so se l’abbiate ricevuta. Mio marito e l’Ade-
laide, che essi pure unirono le loro lagrime alle mie, mi dicono mille
cose amichevoli per voi, e vi confortano a sopportare le miserie di que-
sta vita, col contrapporvi quelle virtù, che vi fanno essere uomo raro
e d’animo forte. Pensate che tutti noi vi amiamo come foste un caro
congiunto. Non dubito punto che questi sentimenti espressi con vera
sincerità, non siano per essere aggraditi da voi, e non abbiano a recarvi
qualche consolazione. La mia Adelaide non avrebbe potuto ritenersi
dallo scrivere, se non fosse obbligata al letto per male di gola con feb-
bre non vi dia dolore questo suo male perciocché non può essere che
di breve durata, giacche altre volte ne ha sofferto e se n’è liberata facil-
mente: ve ne assicura una amorosissima madre. Addio
Vostra aff. ma Amica
Antonietta Tommasini
1298. |
A Monaldo Leopardi. |
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Mio caro Papà. Fino dall’ordinario passato, cioè appena rice-
vuta la cara sua dei 19, scrissi a Monsig. Muzzarelli. Io cono-
sco di persona questo prelato, ch’è un ottimo giovane, e mi vuol
bene, e poco fa ho ricevuto i suoi saluti. Sono certissimo che
farà in favor nostro tutto quel che potrà; ed io gli ho racco-
mandato l’affare colla maggior istanza possibile dentro i limiti
della convenienza.