religiosa. L’hanno soffogata i scrittori francesi, da Voltaire in poi, sedu-
cendo il cuore, ed annebbiando la ragione. Voi accingetevi dunque
con altri pochi valorosi a riavvivare quel germe prezioso. Fate servire
la poesia, e l’eloquenza a riavvivare le vere virtù. Ve ne troverete con-
tento in vita, e più ancora in morte. Quello che non posso certami
fare io, vorrei che fosse fatto da voi, e se questi miei impulsi non vi
recano noja, potrei un giorno partecipare ancor io del merito immor-
tale, che vi acquisterete nel secondarli.
Addio caro Giacomo, ne credete di essere infelice perche [sic] vivete
in Recanati. Per l’uomo d’ingegno e d’applicazione è un Eden il suo
solitario gabinetto. Se voi sentiste, e vedeste, come ho sentito e veduto
io l’agitazione e la schiavitù di questi fortunati del gran mondo, guste-
reste meglio la vostra regale indipendenza, e non la cambiereste con
chichessia. Ricavate dunque dalla situazione in cui Dio vi ha collo-
cato tutto il bene che potete, e crediatemi sempre con vero attac-
camento
il V.°
Affmo Zio
Carlo Antici
673. |
Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro il mio Giacomo.
Sono grato oltremodo alle tue cortesi, e dolcissime espressioni.
Conosco la tua bell’anima, e sò quanto sia grande l’amore che hai per
me; puoi esser pur sicuro che di pari amorevolezza sei corrisposto. In
questo pessimo mondo scarsi sono li veri e leali amici, ed io conosco che
forse tù caro Giacomo sei l’unico che io mi abbia. Poiché io credo
che allorquando, nè l’interesse, nè la gelosia, nè l’invidia, nè l’opinioni
s’intromettono in una amicizia, allorquando una certa conformità di
pensare, e di carattere unisce due anime, non può a meno di essere
indissolubile quel sacro legame. Ora io vado meco stesso pensando,
che niuna di queste condizioni, manca nella nostra amicizia, e la paren-
tela istessa che il più delle volte suol essere la disturbatrice dell’ami-
stà, in noi è un motivo di più d’amarci.
Ho avuto il primo fascicolo di quest’anno dtVC Antologia, ove non