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Di Giuseppe Melchiorri.
giorni, e per la quale mi sono dovuto far fare due sanguigne, non me
10 avesse impedito, ti avrei servito intorno a quanto mi chiedevi nel-
l’altra tua. Ma non ho potuto veder Mercuri. Ora sto meglio, e ieri
mi sono alzato per la prima volta, ed oggi voglio subito scriverti, onde
ricordarti quanto ti amo, e quanto mi duole di non vederti. O dio
quanto mi sono annojato in questi giorni, non avendo avuto che pochis-
simi amici che mi tenessero compagnia. Reinhold, e Bunsen ti ringra-
ziano tanto delle correzioni Eusebiane, della spedizione delle quali non
mi sono potuto ancora occupare. Ti prego a non darti alcuna pena per
11 giornale Ecclesiastico poiché lo mandai per compiacere agli Editori,
ma già ero persuaso che que’ buoni preti di Recanati pensassero piut-
tosto ad ingrassare, che a studiare le loro materie, che forse pochis-
simi intendono. Non essendovi in pronto da alcun librajo una recente
edizione de’ caratteri di Teofrasto, l’ho cercata presso de’ letterati
oltramontani, ma non l’hanno. Sò che Schneider quel che ha dato il
Vitruvio, li rustici latini, e tutte le opere di Teofrasto, ha data un edi-
zione [sic] a parte de’ Caratteri. Se non si potrà trovare a Firenze si
ordinerà altrove. Basta voi l’avrete in ogni modo.
Non scrivo di più sentendomi debolissimo. Tu intanto stà sano,
ed ama il tuo
Affmo Cugino
G. Melchiorri
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A Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Peppino. Non ti posso esprimere il dolore che mi ha
cagionato la trista nuova che tu mi dai circa la tua salute. Io
credeva che il ritardo della tua risposta provenisse dalle distra-