a profittarne, se non altro, per lasciare il mestiere, in caso
disperato.
Addio, caro e prezioso amico. Spero che mi darai qualche
nuova di Giordani, al quale ti ringrazio dell*aver mandato la
mia lettera. Ti abbraccio, e sono tutto tuo.
Leopardi
649. |
Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Giacomo.
Ier l’altro ricevetti finalmente la tua Carma unitamente agli esem-
plari delle tue belle canzoni. Era del tempo che voleva scriverti poi-
ché voleva farti quelle stesse lagnanze che tu ora fai meco, ma sen-
tendo che doveva ricevere una tua lettera a momenti tratteneva i
rimproveri che voleva farti. Ora sappi che sin dagli ultimi di Settem-
bre ti aveva scritto inviandoti li cento periini, che desiderava Carlo,
non avendoli potuti mandar prima a motivo, che non vi erano così
piccoli come si desideravano. Io li spedii per la posta entro la lettera,
e credeva sicuramente che ti fossero pervenuti. Ora con mia sorpresa
sento che non hai avuto quella mia, alla quale attendevo risposta, e
per la quale avevo preparato i rimproveri. Ora vedo che abbiamo
ragione entrambi. In quella mia ti parlava di tante cose delle quali ora
non mi sovviene. Solo ti dirò di una cioè di De Romanis. Egli mi aveva
pregato di dirti se potevi mandargli il denaro delle copie delle Corre-
zioni Eusebiane. Riprendendo le tue lettere vedo che in una ti sei ingan-
nato sul computo del prezzo contando che De Romanis per 170. copie
ti avesse domandato E. 12. quando egli ne domandò X. 17.; e perciò
restandone 70. a di lui carico tu non devi pagare che scudi 10
Dimmi dunque cosa gli devo rispondere, e se puoi toglimi questa sec-
catura. Trovo che per otto fogli di stampa non è carissimo il prezzo
di un paolo per copia. Se si pensava meglio prima avrei veduto di non
farti pagare che la carta, e la tiratura, benché le correzioni da farsi
sono state moltissime.
Venendo ora a noi non sò come possa tu credere che io mi sia dimen-
ticato di te, sapendo bene quanto ti ho sempre amato. Onde non mi