Recanati 22 Novembre 1824. |
Ricevetti, caro Amico, la vostra amorosissima dei cinque,
nella quale immagino che vogliate scherzare quando mi fate tante
parole sopra quella bagattella dell’Errata, della quale assoluta-
mente io non vi avvertii, se non per iscusarmi con voi di una
negligenza o pigrizia apparente, che in vero sarebbe stata ecces-
siva. Del resto, che sia stato stampato nell’una forma o nell’al-
tra, non è cosa di nessun momento.
Molto mi compiaccio d’intendere i vostri sentimenti roman-
zeschi, nei quali io vi avrei tenuta compagnia qualche anno fa,
ed ora non dispero di non tornare ancora a parteciparne, per-
chè mi pare che la mia mente vi si disponga di nuovo. In somma
io godo assai che abbiate goduto in quei luoghi vostri cari. Certo
le ricordanze della fanciullezza sono sempre grate, ma il caso
si è che chi non si muove mai dal suo nido, come sono io, non
può provare di questi diletti in quanto ai luoghi; e però conso-
latevi, che se non foste per l’ordinario assente da quel sito, non
avreste piacere alcuno in vederlo. A me per lo meno così accade.
Non ho termini da ringraziarvi abbastanza delle tante e tanto
affettuose espressioni e proteste che mi fate. Quanto alle esibi-
zioni, vedete bene che già da più anni non manco di profittare
e forse abusare della vostra cordialità. Vorrei pur che gli uffici
fossero comuni, c che mostraste qualche volta di ricordarvi che
anch’io sono amico vero, e vi amo di cuore e non a parole, onde
mi comandaste qualche cosa.
Se poteste darmi qualche notizia del modo in cui sono state
accolte le mie Canzoni costì, e di quello che cotesti letterati
ne pensano, lo avrei caro.1 Credo che o non ne avranno fatto
caso nessuno, o poco di bene ne avran detto, e così raccolgo
dal vostro silenzio sopra ciò. Ma anche il male che ne abbiano
detto, scrivetemelo pure, se non vi è grave, sincerissimamente;
che io sono sempre vogliosissimo d’intenderlo, e dispostissimo