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646. A Pietro Brighenti.
Recanati 29 Ottobre 1824.

Caro amico. Poco dopo scritta la mia dei 15 mi giunsero da Ancona le 50 copie che mi avete favorite delle mie Canzoni, delle quali torno a ringraziarvi. Ho poi ricevuta la vostra caris- sima dei 13. A tempo perduto mi farete un gran favore avver- tendo Giordani che io gli ho scritto a Firenze una ben lunga lettera;1 e informando anche Vieusseux, o per mezzo di Gior- dani o direttamente, che io non ho mancato di risposta a veruna sua, e che all’ultima giuntami, la quale è bensì di gran tempo addietro, risposi con una lunghissima,2 a cui non ho ricevuto mai replica. Sono qui sepolto e segregato affatto dal resto del mondo, non solo per la lontananza delle persone, ma anche per la maledetta o negligenza o malizia delle poste, che finisce di escludermi dal commercio umano. E questa negligenza o mali- zia si esercita massimamente sopra di me, non so per quale mia colpa, perchè veggo che agli altri non accade lo stesso, o se accade, accade solo di rado, o almeno non sempre. Questo è quello che mi obbliga ad annoiarvi così spesso con queste pre- ghiere di avvisi e di uffici che vi prego fare ad altri in mio nome. Mi prevalgo dell’amicizia e della bontà vostra per conservare qualche minima relazione coi miei conoscenti. Spero che voi mi perdoniate. Io sto bene e desidero intendere lo stesso di voi. Vi amo come sempre, e vorrei che mi comandaste, perchè sono ansiosissimo di servirvi dove fossi buono. Addio, addio: vi abbraccio. Il vostro Leopardi Sono sempre in debito di paoli 4 p[er] l’ult. voi. Giordani uscito.