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644. A Pietro Brighenti.
Recanati 15 Ottobre 1824.

Carissimo Amico. Tardi rispondo alla gratissima vostra dei 7 Settembre, dove mi dicevate di essere sul punto di allonta- narvi da costì per qualche tempo. Ora vi suppongo tornato, e che abbiate goduto delle dolci ricordanze della fanciullezza nei luoghi che mi nominavate. Sarebbe stata una somma indiscre- tezza la mia, se avessi voluto gravarvi della fatica di fare il modello dell’Errata per le mie Canzoni, tanto più che a me non costava nulla il farlo, avendo le mani in pasta. Ma la intenzione mia fu che l’Errata si stampasse nè più nè meno secondo la forma in cui ve lo aveva mandato io, la qual forma è usata nelle buone edizioni antiche, e mi pare plausibile e comoda per risparmiare la bruttezza di quelle lunghe liste di errori disposte in colonne. Questa fu la cagione per cui non vi mandai altro modello, del che dovete perdonarmi, perchè non fu effetto di negligenza, come altrimenti vi dovrebbe parere. Avrò caro di saper qual- che cosa delle 50 copie che mi diceste volermi spedire, delle quali dalla vostra dei 7 Settembre in qua, non ho avuto alcuna notizia. Di Giordani, se ne sapete nulla, datemi qualche nuova, vi prego. Gli ho scritto lungamente a Firenze,1 ma non ho risposta. Amatemi e parlatemi di voi e della vostra salute, lo v’amo secondo il solito, cioè con tutto il mio cuore, e desidero ardentemente di vedervi. Chi sa? non perdo ancora la speranza. Addio, addio.

645. A Giuseppe Melchiorri.
Recanati, 25 Ottobre 1824.

Caro Peppino, Io non so più se tu sei vivo, se morto, se mi ami, se mi odi, se ti ricordi di me, se mi hai dimenticato affatto.