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Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Giacomo.
Non sò se saprai che Orazio Carnevalini giovane di grandi speranze,
e di molta virtù è morto pochi mesi indietro. Ne sono rimasti dolenti
tutti i buoni che ne conoscevano i pregi, e molti si sono mossi ad ono-
rarne la memoria con qualche verso. In Ferrara si stamperà una rac-
colta di Poesie in suo onore, e sò che vi scriverà Benetti, Laderchi,
ed altri. Il fratello di Orazio, che conoscesti già qui in Roma, mi ha
caldamente pregato per ottenere una tua canzone di quel calibro delle
altre, che tu ora stampi in Bologna. Io contando sulla tua amicizia che
sò esser per me grandissima, ho promesso. Ho un gran torto è vero,
nel aver fatto li patti senza l’oste, ma tu mi dicevi in una tua ultima,
che non eri gran fatto occupato,1 e perciò ho posto a calcolo questa
circostanza. Non mi negare ti prego questo favore, che io riceverò come
un pegno del tuo amore per me. Vedrai dalla lettera del sud." Carne-
valini, che ti accludo che ne è meritevole, e poi tù conoscerai da que’
pochi versi, e da quelli sulla Venere di Tenerani, che tù possiedi, quali
si fossero li suoi sentimenti, e le sue virtù.2 Non più adunque; mano
alla penna e favorisci l’amico, ed incoraggia nello stesso tempo la virtù.
Spero ai primi di Quaresima di poter avere dal de Romanis all’ordine
le 100. Copie delle tue Correzioni Eusebiane. In altra ti scriverò più
a lungo, e di qualche cosa di maggior importanza. Ti ricordi del tuo
Amico? io non mi dimentico mai di te, e ti ho presente ben spesso.
Volesse il Cielo, che potessi riabbracciarti di nuovo. Quanto ne sarei
esultante. Amami intanto, e ricevi un abbraccio, ed un bacio dal tuo
Vero Amico
G. Melchiorri
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Di Gian Pietro Vieusseux. |
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Sig.r Conte stimatissimo
Un ostinatissimo male d’occhi, e le mie moltiplici occupazioni mi
hanno impedito di rispondere prima d’ora alla pregma sua lettera del