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615. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 28. Febrajo 1824.

Caro Giacomo. Non sò se saprai che Orazio Carnevalini giovane di grandi speranze, e di molta virtù è morto pochi mesi indietro. Ne sono rimasti dolenti tutti i buoni che ne conoscevano i pregi, e molti si sono mossi ad ono- rarne la memoria con qualche verso. In Ferrara si stamperà una rac- colta di Poesie in suo onore, e sò che vi scriverà Benetti, Laderchi, ed altri. Il fratello di Orazio, che conoscesti già qui in Roma, mi ha caldamente pregato per ottenere una tua canzone di quel calibro delle altre, che tu ora stampi in Bologna. Io contando sulla tua amicizia che sò esser per me grandissima, ho promesso. Ho un gran torto è vero, nel aver fatto li patti senza l’oste, ma tu mi dicevi in una tua ultima, che non eri gran fatto occupato,1 e perciò ho posto a calcolo questa circostanza. Non mi negare ti prego questo favore, che io riceverò come un pegno del tuo amore per me. Vedrai dalla lettera del sud." Carne- valini, che ti accludo che ne è meritevole, e poi tù conoscerai da que’ pochi versi, e da quelli sulla Venere di Tenerani, che tù possiedi, quali si fossero li suoi sentimenti, e le sue virtù.2 Non più adunque; mano alla penna e favorisci l’amico, ed incoraggia nello stesso tempo la virtù. Spero ai primi di Quaresima di poter avere dal de Romanis all’ordine le 100. Copie delle tue Correzioni Eusebiane. In altra ti scriverò più a lungo, e di qualche cosa di maggior importanza. Ti ricordi del tuo Amico? io non mi dimentico mai di te, e ti ho presente ben spesso. Volesse il Cielo, che potessi riabbracciarti di nuovo. Quanto ne sarei esultante. Amami intanto, e ricevi un abbraccio, ed un bacio dal tuo Vero Amico G. Melchiorri

616. Di Gian Pietro Vieusseux.
[Firenze 4. Marzo 1824]

Sig.r Conte stimatissimo Un ostinatissimo male d’occhi, e le mie moltiplici occupazioni mi hanno impedito di rispondere prima d’ora alla pregma sua lettera del