lo spirito de’ Compilatori e Collaboratori di quei Giornali, sa
quello eh'essi potrebbero fare in qualunque paese del mondo
si trovassero. A me parrebbe molto utile, salvo il giudizio de’
più savi di me, che un Giornale italiano si distendesse molto
nel dar notizia e ragguaglio delle opere importanti che vengono
uscendo fra gli stranieri, ma facendolo con articoli originali, e
adattati ai bisogni d’Italia, sì per la scelta delle opere, e sì per
le occasioni che se ne potrebbero trarre di ragionare sopra quello
che ci conviene.
Ella dee perdonarmi la libertà del mio scrivere, la quale, come
di uomo che vive fuori d’ogni commercio civile, tiene forse del
selvaggio. Se qualche articolo di genere filosofico le paresse a
proposito pel suo giornale, io potrei occuparmi a scriverne al
mio meglio: e come Ella sì pel suo giudizio, che per la sua posi-
zione, è in grado di conoscere assai meglio di un solitario, come
son io, quello che si conviene o ai bisogni o ai gusti presenti,
s’Ella avesse qualche argomento ch’Ella credesse opportuno ad
esser trattato, e conveniente al suo Giornale, non si ritenga dal
propormelo, perchè io vorrei pur dimostrarle col fatto la volontà
che tengo di farle cosa grata, e di concorrere, secondo il mio
poco potere, alla esecuzione de’ suoi nobili disegni.
Con che mi confermo per sempre
Suo Dmo Obblmo Sre Giacomo Leopardi |
613. |
Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Giacomo.
Rispondo due righe in fretta alla vra carrha delli 2. del Corrtè. Voi
avete preso equivoco sulla mia lettera scambiando un 17. con un i2.‘
poiché vi scrissi che Pippo aveva chiesti scudi 17. per 170. copie, onde
defalcando le 70. mi pare, che il conto cammini. Ciò non di meno vedrò
di tirare qualch’altra cosa. Ora si pone mano aWErrata, e quindi si