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lo spirito de’ Compilatori e Collaboratori di quei Giornali, sa quello eh'essi potrebbero fare in qualunque paese del mondo si trovassero. A me parrebbe molto utile, salvo il giudizio de’ più savi di me, che un Giornale italiano si distendesse molto nel dar notizia e ragguaglio delle opere importanti che vengono uscendo fra gli stranieri, ma facendolo con articoli originali, e adattati ai bisogni d’Italia, sì per la scelta delle opere, e sì per le occasioni che se ne potrebbero trarre di ragionare sopra quello che ci conviene. Ella dee perdonarmi la libertà del mio scrivere, la quale, come di uomo che vive fuori d’ogni commercio civile, tiene forse del selvaggio. Se qualche articolo di genere filosofico le paresse a proposito pel suo giornale, io potrei occuparmi a scriverne al mio meglio: e come Ella sì pel suo giudizio, che per la sua posi- zione, è in grado di conoscere assai meglio di un solitario, come son io, quello che si conviene o ai bisogni o ai gusti presenti, s’Ella avesse qualche argomento ch’Ella credesse opportuno ad esser trattato, e conveniente al suo Giornale, non si ritenga dal propormelo, perchè io vorrei pur dimostrarle col fatto la volontà che tengo di farle cosa grata, e di concorrere, secondo il mio poco potere, alla esecuzione de’ suoi nobili disegni. Con che mi confermo per sempre

Suo Dmo Obblmo Sre
Giacomo Leopardi
613. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 14. Feb.° 1824.

Caro Giacomo. Rispondo due righe in fretta alla vra carrha delli 2. del Corrtè. Voi avete preso equivoco sulla mia lettera scambiando un 17. con un i2.‘ poiché vi scrissi che Pippo aveva chiesti scudi 17. per 170. copie, onde defalcando le 70. mi pare, che il conto cammini. Ciò non di meno vedrò di tirare qualch’altra cosa. Ora si pone mano aWErrata, e quindi si