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terminata la stampa, perchè son certo che me ne manderete una copia. Come pure vorrei che mi diceste se avete mai ricuperate le opere di Giordani. Se non avete speranza di potermele mandare, ditemelo, per- chè allora le commetterò io stesso a Bologna, poiché mi preme assai di averle. Ho ricevuto con piacere sommo, caro Giacomo, i vostri consigli che non ponno esser migliori, ma non convengo con voi sulle causali. Voi mi dite che dopo fatta esperienza delle cose, è impossibile, o è troppo fuor di ragione l’incappare in una passione amorosa. Io vi rispondo, che l’esperienza ci fà conoscere, che è possibilissimo, e pur troppo io lo so per prova, e questa fatale esperienza fa sì che tanto più si rendano duri li lacci, quando non sono questi addolciti dalla volubilità della gioventù, e dalla poca fermezza del cuore umano nel- l’età tenera. Se poi mi dite che è fuor di ragione vi rispondo con Meta- stasio, che se ragione intende subito amor non è. Non fate torto al mio giudizio, che avete la bontà di chiamar buono, se mi ricordate, che le donne non vagliono la pena di amarle e di patire per loro; ma fate torto al vostro cuore, che io conosco per ottimo, se pensate, che uno spirito sensibile possa dimenticare di esser uomo, e rigettare le catene, che vengono imposte dall’avvenenza, dalla grazia, e dalle lusin- ghe del bel sesso. Non amo una Minerva, come voi da una mia frase avete a ragione sospettato; avevo ben ragione di dire, che le lettere mi avevano cagionata questa passione, che benché ora guidata dalla ragione pure non dimenticherò giammai, ma sotto quella frase racchiu- desi un mistero, che un giorno saprai, quando avrò il bel dono di poterti stringere dinuovo al seno. Non sò come si possa da voi credere, che io non abbia in ciò altro scopo, che il divertimento. Voi mi conoscete, e sapete come io penso; potete dunque esser certo, che se io ho ope- rato in questo genere non mi sono certo ingannato. L’unica pena che mi ha afflitto, e che mi terrà sempre in pene, si è l’amare, e Tesser corrisposto, senza speranza alcuna. Ciò non di meno ti posso assicu- rare, che ho tanto gradita la premura, e le dimostrazioni di amore, che hai meco praticato. Conosco, caro Giacomo, che vorresti medi- care le mie piaghe, ed in parte ci sei riuscito con i tuoi buoni consigli, ma il sanarle è impossibile del tutto. Sai che io odio, ed abborro le esagerazioni, e caricature romantiche, onde possa tù credere, che ve n’abbia ombra nel mio discorso. Sono passati tre mesi da chè hanno avuto principio le mie pene, e sono ancora lo stesso, nè potrò mutarmi giammai. Ho preso soltanto il tuo partito da applicare, e da ciò trovo