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andante, e d’intavolare con V. S. una corrispondenza, che mi sarà pre- ziosa; ma l’ottimo Giordani, accecato dall’amicizia, mi attribuisce dei meriti ch’io non ho certamente, ed indegno mi sento delle troppo lun- singhiere espressioni, colle quali Ella si compiace manifestarmi, insieme ai suoi, i sentimenti del nostro amico. Io non ho altre virtù, Sig.r Conte stimatiss.0, che un amore ardente p[er] il pubblico bene, inten- zioni rette, e perseveranza. Ho capito che lo spirito del secolo ed i bisogni della società, in Italia più che altrove, richiedevano uno stabi- limento e un giornale rivolto essenzialmente alle scienze morali; e ne ho fatta l’impresa, consultando le mie inclinazioni, anziché le mie forze. Ho avuto la fortuna di superare le prime difficoltà; ma a tanto non sarei sicuramente pervenuto senza l’assistenza ed i consigli degli amici, chc in riguardo delle intenzioni e dello zelo hanno sempre condonata la debolezza dei mezzi. Io, non dotto, non letterato, mi trovo alla dire- zione di un giornale che va acquistando qualche grido; ma ciò avrei io potuto fare, con tutto il mio zelo e la mia perseveranza, se un Nic- colini, un Cicognara, un Lucchesini, un.Gazzeri, i M, i Y, un Repelli, un Uzielli, un X non mi avessero destinati i loro scritti? Ella vede bene, che non verso di me, ma verso questi miei illustri amici devofno] esser grati gl’italiani, che come V. S. alle cose patrie fervidamente s’inte- ressano. Io non devo d’altronde dissimularmi che se, relativamente alle nostre circostanze, può l’Antologia considerarsi come un buon gior- nale, essa non è ancora quello che dovrebbe e potrebbe essere, se un maggior numero di dotti e letterati italiani mi favorissero i loro scritti. Io vorrei che tutti fossero ben persuasi che l’Antologia è un giornale italiano, anziché toscano; che cerco quanto posso di far dimenticare quello spirito municipale, che purtroppo ci ha fatto tanto male; e che accoglierò sempre con piacere e con gratitudine i frutti delle medita- zioni di. tutti gli uomini animati da un vero amor di patria, e da quei sentimenti tutti che possono far stimare il letterato, e le di lui opere. Nella lettera proemiale ch’io pubblicai nell’Antologia di Gennaio 1823, diretta ai collaboratori e corrispondenti di essa, io dissi a que- sto riguardo tutto ciò che m’ispirava l’amore della mia intrapresa. Io non so se Ella abbia avuta occasione di leggerla. Ella ne troverà l’estratto nel foglio stampato che le dirigo colla presente. Ella mi fa la grazia di dirmi, che desidera di giovarmi in qualche cosa, e che me lo offerisce di cuore. Io so dall’amico Giordani, che Ella potrebbe giovarmi assai con i suoi scritti, e quando egli non me lo avesse