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602. Di Carlo Antici.
Roma 27 Xbre 1823.

Mio Cariss.0 Nepote Fù a mia insinuazione, che rimaneste subito avvertito della vacanza della Cancell." censuaria in Urbino.1 Nell’ordinario susseguente avrete letto, nella lett.“ che diressi a Vostro Padre, cosa io avea tentato per farvi godere di qualche corrispondente risulta, ed il nessun successo, anzi purtroppo la nessuna speranza. Perciò, prima ancora, che vi giunga la presente, voi avrete senza dubio giudicato, che la bella lettera da voi scritta a me sull’argomento,2 e l’altra, che sarà certamente non men bella, acclusami per l’Incaricato di Prussia,3 è lavoro perduto. Col sistema adottato, e reso da me noto al vostro Genitore, non ci voleva meno per un’eccezione a favor vostro, che la permanenza qui del Bar. Niebuhr, e la continuazione in carica dell’Emo Consalvi. Esclusa la seconda circostanza, neppure gli officj di Niebuhr vi sareb- bero stati giovevoli; e poiché [sic] restano escluse tutte due, non veggo davvero chi potesse riuscire nell’ardua impresa. Tuttavia, se voi il desi- derate (e per desiderarlo ragionevolmente, consultate pure le vostre ispirazioni soltanto) recherò ad un vostro cenno la lettera al Sig. Bun- sen, ed a voce cercherò d’infervorarlo a chiedere al Papa istesso (subito che diverrà accessibile) un impiego per voi, offrendomi pronto a rimet- tergli la corrispondente supplica. Gli altri officj, che suggerite non sarebbero, nè ottenibili, nè efficaci, poiché [sic] so che Camillo, quan- tunque da sette anni nel giro degli impieghi, ha dovuto agire con fer- rea insistenza, onde ottenere un semplice traslocamento sagrificando l’interesse presente al futuro. Mi crucia, e vel dico con effusione di cuore, mi crucia di dovervi scrivere in termini così poco lusinghieri; ma potevo io sperar perdono da voi, potevo io accordarlo a me stesso, se avessi osato trastullarvi con fallaci blandizie? Fortunato voi per altro, che, scevro da cure pub- bliche, e domestiche, potete con vittoriosa risoluzione porre in obblio qualunque progetto, ponendovi in familiare consorzio con Omero, e Platone, con Tullio, ed Orazio! Siamo ora più tranquilli sulla preziosa vita del nostro sommo Pon- tefice. Sei vessicanti pompano i degenerati umori che minacciavano le parti vitali, e sostanziose gelatine vengono infondendo il vigore nelle