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notabile. Un figlio di famiglia, la cui figliuolanza non finisce mai, si trova alle strette per ogni piccola cosa. Io pagherò esattamente e al più presto possibile: sapete bene com’io son fatto: ma spero che De Romanis mi farà questo piacere di aspettarmi per qualche tempo. Circa la legatura vi prego di ordinare che sia fatta con sommo risparmio, in una semplicissima carta, come il vostro Esame di Nibby. Ben inteso che questa legatura dev’essere di soli cento esemplari; anzi di novanta nove, perchè uno dei cento me lo avete già spedito, ed io lo ritengo. - Se vi facesse mara- viglia ch’io faccia stampare le mie Canzoni a Bologna piuttosto che costì, sappiate che lo fo solamente perchè a Bologna avranno un’accoglienza più facile che a Roma, e saranno più a portata di diffondersi. - La vostra lettera, caro Peppino, mi ha conso- lato molto, perchè vedo che le sventure di cui vi dolete, e che mi tenevano in pena, sono affari di amore. L’amore, anche profondo e disperato, è sempre dolce. Io sono troppo persuaso, non dico della vostra filosofia, perchè la filosofia in questi casi non serve, ma della vostra accortezza e cognizione del mondo, per credervi capace d’innamorarvi in modo che la passione vi possa inquie- tare. Caro Peppino, non siamo più a quei tempi. Nella primis- sima gioventù, questo ci può accadere; ma dopo fatto esperienza delle cose, è impossibile, o è troppo fuor di ragione. Non cre- diate ch’io sia di marmo. Un tempo addietro io era capacissimo di una passione furiosa; ne ho provate anch’io, e per confes- sarvi la mia sciocchezza, vi dico che sono stato più volte vici- nissimo ad ammazzarmi per ismania d’amore, ancorché in verità non avessi altra cagione di disperarmi, che la mia immagina- zione. Ma dopo l’esperienza, sono ben sicuro di morire e di sof- frire per tutt’altro che per una donna. Farei torto al vostro buon giudizio se vi ricordassi che le donne non vagliono la pena di amarle e di patire per loro. Non posso credere che mi rispon- diate che la vostra è diversa dall’altre. Questa è la risposta di tutti gl’innamorati, e non sarebbe degna di voi. Voi ed io dob- biamo tenere per assioma matematico che non v’è nè vi può esser donna degna di essere amata da vero. Insomma io sono quasi certo che un vostro pari non è capace di amare se non