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8°. Già s’intende che tutte le parole lineate si debbono stampare in corsivo. Quanto alla correzione, potete immaginarvi quanto instan- temente io ve ne raccomandi la maggiore e più scrupolosa e minuta esattezza. La punteggiatura (nella quale io soglio essere sofistichissimo) è regolata nel manoscritto così diligentemente, che non v’è pure una virgola ch’io non abbia pesata e ripesata più volte. E però anche questa parte, ch’è molto facile a esser trasandata da chi corregge, ve la raccomando caldissimamente. Se fosse possibile, io avrei molto caro e vi sarei molto tenuto, che prima del tirare i fogli, me ne faceste spedire di mano in mano per la posta le ultime prove, a due, a tre, o più fogli per volta, secondo che tornasse comodo. Io darei loro l’ultima correzione, e li tornerei a spedir franchi a posta corrente, di modo che lo stampatore non avrebbe a soffrir nulla dal ritardo, o ben poco. Se il nostro buon Giordani è ancora costì, ripetetegli le più care espressioni che sapete per parte mia; e ditegli, vi prego, ch’io gli risposi subito, indirizzando a Bologna fermo in posta, secondo che egli mi diceva nella sua di Firenze. Non so se la lettera gli sia giunta, perchè non veggo replica. Avrò caro di vedere la nuova traduzione di Anacreonte costì pubblicata,2 per la quale vi sarò debitore di paoli 3. Se non è troppo volume, potrete spedirmela per la posta. Ch’io non meriti le gentilezze che mi dite, non accade pro- testarvelo, perchè già lo sapete, e solo il vostro cuore è quello che parla. E s’anche la vostra mente fosse ingannata, sarebbe perchè non mi conoscete ancora se non da lontano. In ogni modo io ve ne debbo ringraziare e compiacermene, perchè mi son segno dell’amor vostro. Il quale, quando anche dovesse scemare per la presenza, io desidero vivamente di vedervi e abbracciarvi, ma questo non veggo quando potrà essere. Intanto io v’amo da vero, e voglio che vi serviate di me in tutto quello ch’io son buono. Mio padre vi saluta. Addio, addio. Vogliatemi sempre bene. il vostro Leopardi