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quando sarà tirato l’ultimo foglio, prima che si venga alla lega- tura, mi mandiate un esemplare intiero, acciocché io possa vedere se la stampa ha bisogno d’un'Errata, come già restammo d’ac- cordo. Mandatemelo per la posta, sotto fascia, come si spedi- scono i giornali, scrivendo sopra la fasciatura il numero de’ fogli di stampa contenuti nell’esemplare. Io farò subito l’Errata, e ve lo manderò, e vi scriverò circa il restante. Siate certo, mio caro Peppino, ch’io prendo parte ai vostri disgusti come se fossero miei propri. Quanto io desideri di conso- larvi, potete giudicarlo facilmente, se conoscete l’amicizia e l’af- fezione ch’io vi porto. E se bastasse per vostra consolazione l’avere un amico il più sincero, il più costante, il più fedele ed affettuoso, voi sareste consolatissimo, perchè questo amico l’avete in me. Poiché la sola amicizia non può bastare, e le forze mi mancano a potervi confortare altrimenti, gradite, se non altro, i voti e i desiderii ch’io formo della vostra felicità. Amatemi, ch’io v’amo sempre, e v’amo assai; non dubitate di me, se posso servirvi in qualche cosa, comandatemi senza riguardi. Addio. Addio. Mi rallegro molto che le iscrizioni Vaticane vadano avanti. Non può esser che voi non abbiate ad esser contento una volta di questo travaglio.

594. A Pietro Brighenti.
Recanati 21 Novembre 1823.

Caro amico. Vi spedisco lo se. 1.20 di mio debito, per la posta. Non credo avervi mai scritto che Mons. Trevisani si chiamasse Carlo, perchè non ho mai saputo il suo nome proprio. Del resto l’imbroglio è venuto da lui, che avendo incaricato me di farlo associare e pagare per lui, ha poi dato lo stesso incarico a un altro. Con che si sarebbe messo in obbligo di pagar tutte due le copie che gli sono state spedite, se tornasse conto il mandar più a lungo questa bagattella. Quanto alle due copie, è certo