forza. Io vivo da eremita in questa mia povera patria, dove ho
rinunziato quasi interamente agli studi filologici, i quali, com’Ella
ben vede, non si possono coltivare in un paese privo affatto di
codici e di buone edizioni de’ Classici. La presente letteratura
italiana è miserabilissima, com’Ella sa; ed oltre di questo, io
vivo in un luogo così separato dal mondo, che non mi trovo
in istato di conoscere alcuna novità letteraria degna d’esser signi-
ficata a V. Eccell.
Se a caso potesse mai accadere che nella mia piccolezza io
mi trovassi capace di servirla in qualche cosa, la supplico istan-
temente a non volermi negar l’onore de’ suoi comandi, assicu-
randola ch’io mi farei una vera gloria di adempire i suoi ordini,
e un infinito piacere di mostrarle col fatto qualche parte della
somma devozione e gratitudine con cui sono
Di Vostra Eccellenza
Umiliss. Ossequiosiss. servitore Giacomo Leopardi |
592. |
Di Pietro Brighenti. |
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Mio buon Amico: Finalmente ho avuto il piacere di veder vostri
caratteri.1 Non potete credere quanto mi aveva addolorato il vostro
silenzio. Ma non se ne parli più; e voi, donate voi stesso al mio affetto
la importunità mia, che nacque appunto da un affetto infinito, e non
manchevole.
Sarà vero che Mons. Trevisani pagò la sua associazione, ed eccovi
come sarà nato un equivoco. Da un mio amico di Roma ebbi tre anni
sono una nota di 12. associati, fra i quali è un Monsignor Trevisani.
L’amico per tali 12. associati soddisfece alle scadenze. Voi mi daste
una nota di 4. associati (Voi compreso) e fra questi era un Monsignor
Carlo Trevisani. Io non mancai fin qui di spedire una copia a Mons.
Trevisani e un’altra copia a Mons. Carlo Trevisani degli undici volumi
finora usciti. Se questi due Monsignori sono un Monsignor solo, per-
chè non ne fec’egli mai cenno? Io in buona fede li credei due indivi-