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molto più quando siano di medicina all’animo afflitto. Addio, caro Giacomo, attendo con impazienza, un tuo foglio. Salutami Carlo, amami quanto io t’amo; e credimi costantemente Il Tuo Affrho Cug.°, ed A. G. Melchiorri

591. A Barthold Georg Niebui-ir.
Recanati 10 Novembre 1823.

Eccellenza. Ricevetti nel passato Agosto per mezzo del Sig. Bunsen il pregiatissimo dono del Merobaude, di cui V. Eccell. mi volle onorare.1 Per allora fui costretto di limitarmi a pregare il Sig. Bunsen che le facesse aggradire i miei più distinti ringraziamenti, non sapendo ancora il luogo ove Ella si trovasse, del quale non sono stato informato prima di questi ultimi giorni. Ora mi fo un dovere di ringraziarla direttamente della memoria ch’Ella conserva di me, e di significarle il piacere che la lettura del suo libro mi ha proccurato. La copia e la squisitezza clell’erudizione e della dottrina ch’Ella dimostra nella sua Prefazione e nelle sue Note, avrebbero accresciuta, se fosse stato possibile, l’am- mirazione ch’io le professava da parecchi anni, per quel poco che ho potuto conoscere delle sue opere. Veramente è maravi- glioso il vedere come tra le distrazioni di un viaggio, e lontano dai libri, Ella abbia potuto spiegare tanta profondità di sapere, e tanta cognizione dell’antichità. Fra le altre cose, ho ammi- rato grandemente la felicissima congettura di cui Ella si è ser- vita a scoprir l’autore de’ Frammenti da Lei pubblicati. Non avendo qui il libro del Fea ch’Ella cita, non so se quegli abbia osservato il passo di Sidonio (carm. IX. 293-8), il quale compa- rato con quello d’Idazio (an. 19. Theodos. iun.) ch’è riportato quivi dal Sirmond, conferma notabilmente la di Lei bella con- gettura, e c’insegna la patria di Merobaude, che fu la Spagna. Ma sono ben certo ch’Ella a quest’ora ha già osservato l’uno