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che la perdita non sarebbe poi così grande, giacché v’è tutta la com- posizione de’ caratteri fatta, alla quale io ho fatte due correzioni. Cioè ho fatta una correzione che fù eseguita sul carattere, e vi mandava i stamponi con pochissime correzioni fatte, e lasciate così, onde voi vedeste l’ottimo stato della composizione. Così che ora mandandovi dinuovo i stamponi potreste a memoria correggerli, poiché oltre che io vi posi una diligenza grandissima nella prima, mi sovviene che in quelli che vi mandava non vi erano che pochi errori di greco, e d’ita- liano, i quali potrete conoscere subito. 11 male sarebbe per le citazioni, ma quelle mi ricordo che andavano benone. Ciò non ostante non lascerò di far fare delle premure per sapere l’esito del manoscritto. Voi intanto se credete ditemi se volete che vi mandi gli stamponi dinuovo. Voi mi domandate di Visconti, e perchè non ve ne scriva? Sappiate adun- que che io ho rotta con lui ogni amicizia, giacché si è manifestato per un vero birbante. Era del tempo che dubitavo di lui, ma ora poi ne sono pienamente convinto. Oltre chè l’ho conosciuto ipocrita, adula- tore, e di un pessimo carattere, nè ha fatte tante a me, ed a Marini, che per avere la mia tranquillità ho dovuto rompere con lui ogni rela- zione. Ciò vi recherà meraviglia forse; benché dovreste averlo squa- drato quando foste qui in Roma: in due parole egli recita un carattere da birbante in grado eroico. Non vi dico di più, ma se un giorno, come spero, avremo campo di riabbracciarci vi dirò alcune cose, che vi faranno stordire. Ciò mi servirà di regola a non esser così facile a pren- dere amicizie. Ma chi non si sarebbe ingannato nel vederlo e nel trat- tarlo? In lui si scorge il ritratto del Padre, e si verifica il detto evange- lico: non potest arbor mala bonos fructus facere. Basta lasciamolo là, che troppo si onora a parlarne tanto. Avete inteso con piacere il ritrovamento che ho fatto costì1 del Ms. del Lagomarsino sopra Varrone, e ciò sempre più mi mostra la vostra bontà verso di me, e la premura, che voi prendete delle mie cose. V’assicuro che uguale la prendo delle vfe, e se alle volte ho man- cato di subito rispondervi, è stato effetto di una pessima pigrizia, che per voi non dovrei avere, o pure di un ammasso di occupazioni. Vi prometto d’esser assiduo di qui avanti, e giacché la fortuna mi ha favo- rito nel farmi scoprire un cattivo amico, voi solo riempirete quel vuoto che nel mio cuore ora esiste per la di lui perdita. Di questo solo vi prego Giacomo mio, che mi continuate ad amarmi, e non cancellate giammai dalla mente la memoria del vostro fedele e sfortunato amico. Così vi potessi un giorno riabbracciare. Ma chi sà? Ci giova a sperare, e noi speriamo.