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Quand’ebbi la tua lettera io non sapeva nulla della disgrazia del Papa, sicché la notizia che me ne desti, non mi fu inutile. Veggo bene che nè adesso nè mai c’è speranza d’impiego per me, e bisogna risolversi a lasciar la pelle qui dove son nato. Non so qual sia la seconda memoria che dici aver data a Capaccini. Forse me lo dicevi nella lettera consegnata al vetturale. Se così è, non ti sia grave di ripetermelo, perchè quella lettera, come ho detto, non mi è stata recapitata. E se v’era qualch’altra cosa d’importanza, ripetimi anche questa, che te ne prego. Dimmi ancora tutto quello che nell’ultima tua scrivi che avresti da dirmi, e che lo lasci perchè ti conviene uscire. Non ricusare di spen- dere una mezzoretta in trattenerti con me, che sto qui solo come un cane, maledicendo l’ora e il giorno che... non voglio bestem- miare. Parlami de’ tuoi studi e de’ tuoi progetti, dammi qual- che notizia letteraria; e potresti anche dirmi se l’Effemeridi dopo la mia partenza hanno pubblicato nessun altro pezzo delle mie annotazioni eusebiane, come io ti domandava nell’ultima mia. Nella mia risposta alla tua de’ 24 Maggio, la qual risposta andò smarrita, io ti diceva che, secondo me, sarebbe stato bene di non parlar più a Marini del noto affare per un certo tempo. Ora dopo un mese e mezzo, crederei che le cose fossero in istato da potersi sapere se Marini vuol entrare in trattato, o no. Que- sti miei mi tormentano perchè vi scriva su questo proposito. Io credo che il negozio sia oramai ineseguibile, e così arguisco dal vostro silenzio e da quello di Marini, il quale non è possi- bile che a quest’ora non sia deciso o al sì o al no, circa il partito di Bologna. Fatemi dunque il piacere di dirmi qualche cosa su questo punto, e dirmelo chiaramente. Se non credete di dover parlare a Marini, non importa. Basta che mi diciate e mi fac- ciate capir bene che l’affare non può aver più luogo, acciocché questi di casa si mettano l’animo in pace, e pensino assoluta- mente ad altro. Ti avrei mandato il Giordani per l’occasione del Conte Garampi ch’è venuto a Roma poco fa. Ma nel tempo della mia assenza lo prestarono qui a una bestia di forestiere, che prima del mio ritorno, è partito recandoselo con se. Non dispero tut-