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delle Alpi hanno fior di senno ed amore del bello. La versione del fran- cese Cousin pare che vada innanzi. Per quella impresa, o sia per qua- lunque altra, le raccomando col Sig. Niebuhr lo studio della lingua tedesca. Le Signore di casa mia le ritornano i Suoi complimenti, e La prego di voler richiamarci alla memoria di tutta la sua degnissima famiglia, e sopratutto del Signor suo Padre. Gradisca, Signore, i sensi di sincera stima, con cui ho l’onore di dirmi Umo div.mo Servitore F. G. Reinhold

572. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 9. Luglio 1823.

Caro Giacomo. Mi dispiace di dovertelo dire, ma hai pure il gran torto. Tu ti lagni che io non ti scrivo, ed io ero per prendere la penna per scriverti, Dio sa di qual inchiostro. Alle corte io risposi all'ultima tua de li 16. Mag- gio, e risposi a li 24. dello stesso Mese. Ora io non so che fine abbia fatta quella mia lettera poiché di tante cose che io ti diceva tu non mi rispondi ad alcuna motivo per cui credo che non l’abbi ricevuta. In seguito ti scrissi altra lettera inviandoti per occasione i stamponi ddl’Eusebio, ma ieri soltanto seppi dal vecchio compositore di de Romanis che s’era incaricato della spedizione, che non sono partiti questi stamponi da Roma che il giorno dopo S. Pietro. Forse a que- st’ora li avrai ricevuti. Dunque avevo ben ragione di rammaricarmi non vedendo risposta a due lettere, giacché quest’ultima che ti deve giungere cogli stamponi per mezzo d’un vetturale di Treia, che va in Ancona, è più d’un mese che l’ho consegnata a quel vecchio balordo, e la credeva già giunta al suo destino. Non è però che non dubiti del- l’arrivo felice del piego, perciò rendimi inteso di tutto. Non ti posso dire niente del tuo affare poiché dopo aver dato di nuovo quella memoria a Capaccini, non l’ho potuto più vedere. Ora poi è finito per ora poiché credo che avrai saputo lo stato di salute del Papa. Nel caso contrario sappi che il Papà [sic] Domenica a sera cadde nelle sue stanze, s’infranse il femore, rottura incurabile mas-