tanti segni di cortesia ed anche, ardisco dire, di benevolenza,
non posso contenermi di supplicarla che s’Ella mi giudicasse mai
buono a’ suoi servigi in qualche menoma cosa, non voglia lasciare
di adoperarmi come suo totalmente proprio e devoto. Mi farò
anche lecito di chiedere alla sua generosità un altro favore; ed
è ch’Ella voglia compiacersi di presentare i miei complimenti
ed i miei rispettosi ossequi a Madama sua Consorte, a Mad.la
sua Sorella, ed all’amabilissima Figlia, ricordando loro la mia
servitù, la quale sebbene sarà poco gradita per se medesima,
spero che debba esser meno dispregevole quando venga offerta
per mezzo di Lei. Ed Ella ancora si compiaccia di accettare le
cordiali riverenze della mia famiglia, con quelle particolarissime
di mio padre.
Pregandola a conservarmi nella sua ambita e preziosa gra-
zia, ho l’onore di segnarmi con profonda stima ed intera
devozione.
570. |
A Giuseppe Melchiorri. |
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Veramente non è bisognato molto tempo a fare che voi vi
scordaste affatto di me, perchè dopo la seconda lettera, alla quale
risposi subito, mi avete piantato, ed è un mese intiero che non
mi scrivete. Vorrei sapere qualche cosa degli studi vostri, della
vostra salute, degli amici, delle novità letterarie, ma voi mi
lasciate allo scuro come un gufo. Vorrei ancora che intendeste
da Cardinali se la creazione di quegli ufficiali del Registro avrà
luogo alla fine di questo mese, come diceva, o se avrà luogo mai
in altro tempo, acciocché io sapessi come mi ho da regolare,
o mi possa metter l’animo in pace di non muovermi più di qua.
Delle mie Osservazioni Eusebiane, non so se l’Effemeridi n’ab-
biano pubblicato altro, o se dormano, o in somma che cosa ne
sia successo. Non avendo nè potendo più avere nessuna copia
del manoscritto, farò conto di aver gettata la fatica che ci ho