forme que le mouvement des astres, plus fade et plus insipide
que les parole de notre Opéra. Adieu, mon cher ami; aimez-moi,
s’il est possible, autant que vous méritez d’ètre aimé. Parlez-moi
de vos occupations, de vos desseins, de vos observations philoso-
phiques: plus vous vous étendrez sur ces sujets, plus vous m’en
ferez de plaisir. Je suis avec Pattachement le plus vif et le dévoue-
ment le plus entier Votre tendre et sincère ami G. Leopardi.
569. |
A Johann Gotthold Reinhold. |
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[s.d., ma Recanati, 23 giugno 1823] |
Benché dopo la mia partenza da Roma, io abbia sempre desi-
derato di significarle la viva gratitudine ch’io professo agl’infi-
niti favori fattimi da Lei nel tempo del mio soggiorno costì, ho
tuttavia dubitato s’io dovessi farmi animo di scriverle, paren-
domi che le sue grazie fossero mal compensate colla molestia
che le sarebbe venuta dalle mie lettere. Veramente la stessa gen-
tilezza e bontà ch’Ella mi avea dimostrato, dovevano indurmi
a credere ch’Ella fosse, non dirò per gradire, ma certo per com-
portare ch’io l’esponessi i miei sentimenti verso di Lei nel miglior
modo che avessi saputo. Ma come io sono continuamente noioso
a me stesso, così temo di esser grave altrui; e ciò mi rende fasti-
dioso e molesto in effetto, come Ella medesima, non ostante
la sua somma bontà ed amorevolezza, avrà dovuto avvedersi
ogni volta ch’io ho avuto l’onore d’esserle vicino. Finalmente
non ho voluto che la timidità o la molestia prevalesse alla grati-
tudine, massimamente che il mio silenzio sarebbe potuto parer
segno che io tenessi poca memoria delle tante obbligazioni ch’io
le porto. Laddove io ne tengo tanta quanta si può maggiore,
e la prego istantemente a credere ch’io non sarò mai nè per
deporla nè per diminuirla. Veggo bene che di questo non posso
farle testimonianza se non colle parole, perchè mi conosco insuf-
ficientissimo ad ogni altra cosa, ed ho molto maggior desiderio
che speranza de’ suoi comandi. Ma poiché l’è piaciuto darmi