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Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro il mio Giacomo.
Iio inteso con gioja la notizia del tuo felice arrivo in Recanati, e
ti ringrazio di aver pensato subito a scrivermi. Questo è una prova
che mi vuoi bene da vero, come puoi credere che te ne voglio ancor
io assai, e non poco è stata per me dolorosa la tua partenza; essendo
rimasto privo dell’unico amico che io aveva. Tu che hai conosciuto
me, e le persone che mi avvicinano sarai persuaso della verità di ciò
che ti dico. Le espressioni del tuo cuore figlie di sincerità e di vera
amicizia mi saranno sempre graditissime, e poiché non abbiamo altra
compiacenza, non ci togliamo almeno quello di ripeterci spesso scam-
bievolmente i reciprochi sensi di benevolenza, e di amistà. Ti ritorno
i saluti della mia Tata, e di Pippo De Romanis unica persona che abbia
veduta di quelli che mi nomini; gl’altri vedendoli avranno i tuoi saluti.
Marini mi dice tante cose di te. Mi parlò dell’affare di Paolina, dicen-
domi che ancora non aveva potuto escludere il partito di Bologna, ciò
che spera di fare al più presto, ed allora sarà fortunato di poter trat-
tare con noi. Credi pure Giacomo mio, che io ne prendo tutto il carico
possibile, e non desisto dalle premure, per quanto però lo permette
la delicatezza, e la convenienza di questa impresa. Salutami intanto
Paolina, e digli questi miei sentimenti, assicurandola che sarò conten-
tissimo di poterla giovare. Lo stesso potrai dire a tuo Padre, che mi
riverirai tanto.
Passo alle Lettere. I tuoi stamponi1 sono a buon porto, ed avuta
che avranno da me la terza correzione, te li manderò per la quarta.
Pippo nostro ti saluta, e ti prega a volergli mandare al più presto quelle
due righe di scritto, che gli hai promesse sopra la traduzione dell’E-
neide di Leoni, al quale ha scritto, che si stamperanno a momenti: per
ciò vedi di contentarlo. Circa la traduzione dell’Anabasi di Senofonte
non ne deporre il pensiero, e parlamene a tuo commodo, che Pippo
è invogliato di stamparla. Caro Giacomo non dimenticarmi, scrivimi
spesso, e disponi di me a tuo talento.
Torna i saluti a Carlo, e digli che mi commandi pure, e mi con-
servi la sua amicizia. A giorni anderò da Capaccini, e ti saprò in seguito
dire qualche cosa. Ti darò qualche notizia. Il Pad. Abbate Zurla Camal-