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561. Di Carlo Antici.
Roma 10 Maggio 1823

Nepote mio Cariss. Egli è pur vero che il più triviale argomento riceve da una penna eloquente una vaga forma, e quel che non è riceve l’essere! Voi non avete ricevuto da me, che una meschina stanza ed una frugalissima mensa per il breve corso di pochi mesi, e tuttavia avete voluto per così indecorosa ospitalità esprimervi meco come se vi foste trovato nella Reggia di Alcinoo. - Ammirando la vostra eloquenza, non posso non sentire quanto l’avete in quest’incontro indebitamente impiegata, e deggio confessarvi, che tanta riconoscenza per così piccolo servigio mi umilia. Ciò vi sia detto anche in nome di mia Moglie, alla quale sono anche diretti i vostri ringraziamenti, e dalla quale come dai miei figli ho l’incarico di farvi i più affettuosi saluti. Desidero di cuore, che vi conserviate in buona salute, adoprando all’uopo il giornaliero passeggio, come nel partir di qua vi siete propo- sto. Intanto tengo per certo che i buoni officj pratticati dal bravo Ellenista1 produrranno il desiderato frutto, e che gustandone, voi vi troverete contento, seppure l’allontanarvi dai vostri più stretti con- giunti non turba la vostra soddisfazione. Vorrete salutare teneram. in nome di tutti ognuno della vostra amata famiglia, e direte all’ottimo genitore, che neppure l’ultimo corriere mi recò le carte annunziatemi. Addio nepote carissimo. Siate felice e contribuite alla felicità dei vostri genitori e fratelli con tanto maggiore impegno quantoche il vostro accesso ad una grande e magnifica città deve avervi sempre più per- suaso, che non sono le piazze nè gli obelischi, ma i scambievoli dome stiri officj che formano il bene di questa breve vita. Io sono con tutta l’effusione del cuore 11 V.ro Affmo Zio Carlo Antici 713 mnD„^diSa,r»