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560. A Giuseppe Melchiorri.
Recanati, 4 Maggio 1823.

Caro Peppino, Sono nel mio bel Recanati, arrivato ier sera. Se fossi stato padrone del mio tempo durante il viaggio, ti avrei scritto prima d’ora. Oggi avanti di dar sesto alle mie cose, penso a te, come sempre ho fatto, e li scrivo per darti notizie di me e doman- darti delle tue nuove. Come stai del tuo piccolo incomodo? Come mi vuoi bene? Son certo che me ne vuoi e me ne vorrai, come fo e farò io, e d’ora innanzi non avremo bisogno di proteste scambievoli a questo riguardo. I miei saluti alla Tuta,1 a Visconti, a De Romanis, a Cancellieri, a mons. Mai quando lo vedi, e a tutti quelli che si ricorderanno di me, che non dovranno esser troppi. I miei complimenti particolari al cav. Marini insieme con ringraziamenti infiniti per le mille gentilezze ed amorevo- lezze usatemi da lui. Raccomandatemegli, vi prego, singolar- mente, ed assicuratelo della grata ed affettuosa memoria che serberò sempre di questa dotta, celebre e amabilissima persona. Presentate ancora i miei ossequii alle Signore di sua casa. E per parte di mio padre, il quale resta confuso dell’impegno così gene- rosamente preso dal Cavaliere per lui, ringraziatelo vivamente, riveritelo, e offritegli sinceramente i suoi servigi, per quanto esso vale. Vi raccomando il noto affare, intorno al quale mio padre e Paolina hanno somma fiducia c speranza in voi. L’uno e l’altra vi salutano cordialmente, e lo stesso fa Carlo, il quale vi ringrazia de’ sentimenti chc conservate per lui. Amatemi, caro

Peppino, e scrivetemi, ed io farò altrettanto. Addio.
Giacomo Leopardi