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ricca, divertita, vedreste che questo stato (al quale forse giun- gerete) non valeva poi la pena di tanti palpiti. Ma poniamo ancora, che il medesimo sia la più gran felicità che si possa imma- ginare: io v’assicuro, Paolina mia, che se noi non acquistiamo un poco d’indifferenza verso noi stessi, non possiamo mai, non dico esser felici, ma neppur vivere. Bisogna che vi lasciate un poco portare dalla volontà della fortuna, e che sperando, non vi profondiate tanto nella speranza, che non siate pronta a quello che può succedere: altrimenti, anche andando le vostre cose a vele gonfie, vi martirizzerete da voi stessa in modo, che prima d’ottenere quello che avrete sperato, sarete passata per un vero purgatorio. Direte ch’io vi sono sempre intorno colla filosofia. Ma mi concederete che questa non mi è stata insegnata nè dai libri nè dagli studi nè da nessun’altra cosa, se non dall’espe- rienza: ed io vi esorto a questa filosofia perchè credo che vi abbiate i miei stessi diritti e la mia stessa disposizione. Se mi volete bene, fatevi coraggio e armatevi d’un poco di costanza. Salutatemi tutti. Non dubitate del mio impegno per voi. Aspettatemi fra poco, e intanto spazzatemi la casa dalla malinconia. Saluti del Zio Carlo alla Mamma e al Papà. Addio addio.

554. A Monaldo Leopardi.
[s.d., ma Roma, 22 aprile 1823]

Amatissimo Sig. Padre Seguendo il suo parere, mi sono spiegato sull’affare di Pao- lina col Zio Carlo, dal quale ho saputo quello che io già imma- ginava. Il Zio, (non volendo espor Lei ad un rifiuto) prima di scrivere a Lei il suo pensiero, o nello stesso tempo che le ne scrisse, fece parlare al Cav. Marini da persona amica dell’uno e dell’altro, la quale parlò al Cav. come da se. La risposta fu equivoca, cioè che in quel momento il Cav. aveva per le mani un altro partito, com’era verissimo. Il Zio Carlo ricevette que-