ricca, divertita, vedreste che questo stato (al quale forse giun-
gerete) non valeva poi la pena di tanti palpiti. Ma poniamo
ancora, che il medesimo sia la più gran felicità che si possa imma-
ginare: io v’assicuro, Paolina mia, che se noi non acquistiamo
un poco d’indifferenza verso noi stessi, non possiamo mai, non
dico esser felici, ma neppur vivere. Bisogna che vi lasciate un
poco portare dalla volontà della fortuna, e che sperando, non
vi profondiate tanto nella speranza, che non siate pronta a quello
che può succedere: altrimenti, anche andando le vostre cose a
vele gonfie, vi martirizzerete da voi stessa in modo, che prima
d’ottenere quello che avrete sperato, sarete passata per un vero
purgatorio. Direte ch’io vi sono sempre intorno colla filosofia.
Ma mi concederete che questa non mi è stata insegnata nè dai
libri nè dagli studi nè da nessun’altra cosa, se non dall’espe-
rienza: ed io vi esorto a questa filosofia perchè credo che vi
abbiate i miei stessi diritti e la mia stessa disposizione.
Se mi volete bene, fatevi coraggio e armatevi d’un poco di
costanza. Salutatemi tutti. Non dubitate del mio impegno per
voi. Aspettatemi fra poco, e intanto spazzatemi la casa dalla
malinconia. Saluti del Zio Carlo alla Mamma e al Papà. Addio
addio.
[s.d., ma Roma, 22 aprile 1823] |
Amatissimo Sig. Padre
Seguendo il suo parere, mi sono spiegato sull’affare di Pao-
lina col Zio Carlo, dal quale ho saputo quello che io già imma-
ginava. Il Zio, (non volendo espor Lei ad un rifiuto) prima di
scrivere a Lei il suo pensiero, o nello stesso tempo che le ne
scrisse, fece parlare al Cav. Marini da persona amica dell’uno
e dell’altro, la quale parlò al Cav. come da se. La risposta fu
equivoca, cioè che in quel momento il Cav. aveva per le mani
un altro partito, com’era verissimo. Il Zio Carlo ricevette que-