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piuttosto avrà preso tempo; ed io son bene informato delle dispo- sizioni posteriori del Cav., come ho scritto al Papà, e come avete veduto. La dote che il Cav. dà alla figlia, non sono 14 m. scudi, ma 18 m., come io scrissi, e come so di certo; anzi si stenderà, bisognando, fino a 20 mila. Secondo tutti i ragguagli che io ho, non è vero che il Cav. voglia rifarsi di questa dote con quella della futura sua sposa. Ma il Zio Carlo, come sapete, è muta- bile, e vuole e disvuole un poco troppo presto. Sicché non dovete maravigliarvi se questo trattato che da principio gli parve bel- lissimo e facile, dopo due settimane gli è sembrato sconveniente e impossibile. La conchiusione è, che l’affare sta presentemente in quel medesimo piede che potete rilevare dalle mie lettere pas- sate. Il Papà coll’ultimo ordinario non mi ha scritto. Mostrate- gli questa lettera. S’egli crederà che parli io medesimo al Cav. e lo stringa in modo da trarne qualche risposta concludente, lo farò subito. In caso diverso, l’affare, anche nell’assenza mia, starà molto bene in mano di Melchiorri, il quale da una parte è così intrinseco del Cav. che questo, poco fa, l’aveva incari- cato di trovar moglie a lui, e marito alla figlia; dall’altra parte è impegnatissimo per il Papà, per voi, e per me, e Io sarà molto maggiormente quando si trovi autorizzato a trattare il negozio. Tutto ciò sia detto per vostra consolazione, e perchè questa è la verità. Ma, cara Paolina mia, non posso dissimulare che lo stato dell’animo vostro, e il turbamento e l’agitazione che mi dipingete nella vostra lettera, mi fa troppa compassione, anzi arriva a parermi un poco riprensibile. Che voi piangiate e vi disperiate perchè? perchè avete concepito una grande speranza, non è intieramente degno di voi, e non s’accorda colle lezioni che avete ricevuto dai libri, e da quel poco di lumi che i vostri fratelli per la propria esperienza, v’hanno potuto dare, e v’hanno dato. La speranza è una passione turbolentissima, perchè porta con se necessariamente un grandissimo timore che la cosa non succeda; e se noi ci abbandoniamo a sperare, e per conseguenza a temere, con tutte le nostre forze, troviamo che la disperazione e il dolore sono più sopportabili della speranza. Lasciamo stare che quando anche voi foste già qui, moglie del Cav. Marini,