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termi in viaggio, disponibili in queste mancie, se, e come Ella crederà. Il Cav. Marini è tornato a parlare con molto interesse a Melchiorri del noto affare, domandandogli ragguagli di Pao- lina, e mostrando molta indifferenza circa la quantità della dote. Augurandomi di farlo presto in presenza, le bacio la mano col cuore, e mi ripeto

Suo affettuosissimo figlio
Giacomo.

Roma 16 Aprile 1823.

552. A Carlo Leopardi.
Roma 19 Aprile 1823.

Carlo mio. Ti scrivo brevemente, perchè in questi ultimi giorni sono affollato di occupazioni vanissime e seccantissime, ma che pur levano il tempo. Ricevetti unitamente le vostre dei 10. e dei 14. Puoi bene imaginare quanto mi abbia afflitto il racconto che tu mi fai del disturbo accaduto in casa; il quale mi è dispiaciuto per riguardo vostro e per riguardo mio; che lasciando una Roma, e tornando in una Recanati, non vorrei trovar altro che amicizia ed amore. Questo disgusto mi è riu- scito improvviso affatto, perchè la tua penultima, come ti dico, mi è giunta ritardata, e insieme coll’ultima. Ti ringrazio bensì molto di avermi dato subito questa notizia, perchè noi dobbiamo dividere insieme ogni cosa; e ti compatisco più che non ti puoi figurare della rincrescevole circostanza nella quale ti sei trovato tu e gli altri.1 Scrivo oggi a Paolina, la quale ha bisogno d’esser moderata ne’ suoi trasporti: vedo che la speranza la travaglia assai più della disperazione e del dolore; e che l’aver provato una forte lusinga, non la lascia trovar luogo. Questo non mi fa maravi- glia; ma bisogna ispirarle un poco di costanza, perchè in verità non v’è stato così inquieto e smanioso come quello di chi spera vivamente, e trema di sperare invano. Noi due siamo fuori di