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più mancare di scrivetene io stesso, e quantunque da una parte io non creda che si possa molto sperare da una protezione già lontana, dall’altra parte non veda qual altro passo utile si possa fare, contuttociò desidero ch’Ella si compiaccia di darmi su que- sto proposito i suoi consigli e i suoi ordini, che avrei già doman- dati antecedentemente, se dopo presentata la Supplica, avessi creduta o utile o possibile qualche altra pratica, o se avessi dovuto fare qualunque passo ulteriore. Tutti stiamo bene, e da quindici giorni e più, abbiamo un bellissimo tempo. I Zii la salutano. Io la prego a benedirmi, e continuarmi l’amor suo, e baciandole la mano mi ripeto

Suo affettuosissimo figlio
Giacomo
545. A Barthold Georg Niebuhr.
[Roma 9 Aprile 1823.]

Eccellenza Mi sarebbe di grandissima confusione e rammarico il turbare le occupazioni di V. E. e per questo timore scrivo brevemente, ma pure ardisco di scriverle per supplire con questo agli uffici che non potei fare a voce coll’E.V. augurandole un prospero viaggio, ricordandole la mia indelebile riconoscenza, e suppli- candola ad onorarmi de’ suoi comandi in quelle cose dov’Ella non mi credesse affatto inabile a servirla. V.E. ebbe la bontà di promettermi che mi avrebbe propo- sto un lavoro filologico al quale Ella giudicava che mi sarebbe stato utile e conveniente l’applicarmi.' Quando le occupazioni di V.E. le daranno luogo e comodità di significarmi il suo pen- siero, attenderò da Lei quest’altro segno della sua generosità verso di me. Forse non sarà discaro a V.E. l’intendere che ultimamente ho trovato e trascritto nella Bibl. Barberina il supplemento d’una gran lacuna della famosa orazione di Libanio urcèp xóóv lepwv,