più mancare di scrivetene io stesso, e quantunque da una parte
io non creda che si possa molto sperare da una protezione già
lontana, dall’altra parte non veda qual altro passo utile si possa
fare, contuttociò desidero ch’Ella si compiaccia di darmi su que-
sto proposito i suoi consigli e i suoi ordini, che avrei già doman-
dati antecedentemente, se dopo presentata la Supplica, avessi
creduta o utile o possibile qualche altra pratica, o se avessi dovuto
fare qualunque passo ulteriore.
Tutti stiamo bene, e da quindici giorni e più, abbiamo un
bellissimo tempo. I Zii la salutano. Io la prego a benedirmi, e
continuarmi l’amor suo, e baciandole la mano mi ripeto
Suo affettuosissimo figlio Giacomo |
545. |
A Barthold Georg Niebuhr. |
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Eccellenza
Mi sarebbe di grandissima confusione e rammarico il turbare
le occupazioni di V. E. e per questo timore scrivo brevemente,
ma pure ardisco di scriverle per supplire con questo agli uffici
che non potei fare a voce coll’E.V. augurandole un prospero
viaggio, ricordandole la mia indelebile riconoscenza, e suppli-
candola ad onorarmi de’ suoi comandi in quelle cose dov’Ella
non mi credesse affatto inabile a servirla.
V.E. ebbe la bontà di promettermi che mi avrebbe propo-
sto un lavoro filologico al quale Ella giudicava che mi sarebbe
stato utile e conveniente l’applicarmi.' Quando le occupazioni
di V.E. le daranno luogo e comodità di significarmi il suo pen-
siero, attenderò da Lei quest’altro segno della sua generosità
verso di me.
Forse non sarà discaro a V.E. l’intendere che ultimamente
ho trovato e trascritto nella Bibl. Barberina il supplemento d’una
gran lacuna della famosa orazione di Libanio urcèp xóóv lepwv,