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dal lato del Cavaliere. Dal lato di Paolina spero che debba esserlo altrettanto; e che i molti e grandi vantaggi di questo partito debbano compensare appresso di lei quel poco di gioventù ch’è l’unica cosa che manchi al Cavaliere. I vantaggi, com’Ella ben vede, sono, vivere in una capitale, al fianco di un uomo ricco, amato e considerato da chi comanda, buono, di molto spirito, prudentissimo, interessatissimo alla felicità della sua sposa, cor- diale, religioso, compiacente, non per dabbenaggine, ma per riflessione per carattere e per sentimento. Di più la facilità di accomodarsi circa l’interesse, che in questi tempi e nelle date circostanze, è pur molto, massimamente trattandosi di un paese che non sia di montagna, e molto più, di una capitale. Scrivo tutto ciò per ubbidirla, e sottomettendo queste mie opinioni al suo giudizio, com’è naturale. Poco dopo ch’ebbi letta la sua lettera, il Zio Carlo mi fece sotto un altissimo secreto la confidenza della proposta ch’egli le aveva fatta, e ch’io dissi- mulai totalmente di sapere. La nostra partenza, cioè del Zio Girolamo e mia, par fissata agli ultimi dell’entrante. Credo che possa piuttosto essere anti- cipata che differita: così almeno mi par d’intendere. Non è neces- sario ch’io le significhi con quanto affetto e desiderio giungerò a rivederla e baciarle la mano, come fo presentemente di qua, pregandola a benedirmi e credermi il suo affezionatissimo figlio Giacomo

543. A Carlo Leopardi.
Roma 5 Aprile 1823.

Caro Carlo. Ti felicito sommamente del tuo nuovo amore; e altrettanto mi dispiacerebbe che a Pasqua fosse cominciata per te la Quaresima. Veramente non so qual migliore occupa- zione si possa trovare al mondo, che quella di fare all’amore, sia di primavera o d’autunno; e certo che il parlare a una bella