dal lato del Cavaliere. Dal lato di Paolina spero che debba esserlo
altrettanto; e che i molti e grandi vantaggi di questo partito
debbano compensare appresso di lei quel poco di gioventù ch’è
l’unica cosa che manchi al Cavaliere. I vantaggi, com’Ella ben
vede, sono, vivere in una capitale, al fianco di un uomo ricco,
amato e considerato da chi comanda, buono, di molto spirito,
prudentissimo, interessatissimo alla felicità della sua sposa, cor-
diale, religioso, compiacente, non per dabbenaggine, ma per
riflessione per carattere e per sentimento. Di più la facilità di
accomodarsi circa l’interesse, che in questi tempi e nelle date
circostanze, è pur molto, massimamente trattandosi di un paese
che non sia di montagna, e molto più, di una capitale.
Scrivo tutto ciò per ubbidirla, e sottomettendo queste mie
opinioni al suo giudizio, com’è naturale. Poco dopo ch’ebbi letta
la sua lettera, il Zio Carlo mi fece sotto un altissimo secreto la
confidenza della proposta ch’egli le aveva fatta, e ch’io dissi-
mulai totalmente di sapere.
La nostra partenza, cioè del Zio Girolamo e mia, par fissata
agli ultimi dell’entrante. Credo che possa piuttosto essere anti-
cipata che differita: così almeno mi par d’intendere. Non è neces-
sario ch’io le significhi con quanto affetto e desiderio giungerò
a rivederla e baciarle la mano, come fo presentemente di qua,
pregandola a benedirmi e credermi
il suo affezionatissimo figlio
Giacomo
Caro Carlo. Ti felicito sommamente del tuo nuovo amore;
e altrettanto mi dispiacerebbe che a Pasqua fosse cominciata
per te la Quaresima. Veramente non so qual migliore occupa-
zione si possa trovare al mondo, che quella di fare all’amore,
sia di primavera o d’autunno; e certo che il parlare a una bella