Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/808

stenza fa vincere infallibilm.e presto o tardi: e veramente non so per- chè vogli essere tanto incredulo quando non mi puoi negare che la rispo- sta la più sfavorevole che si possa avere, sarà una promessa indefinita di averti a calcolo; e con un poco di fatica si deve riuscire a farsela mantenere. Io trovo in ciò molti vantaggi per te, giacché è impossi- bile che ti tocchi un paese peggiore di Recanati, non sarai più tenuto a mezzo paolo il giorno, e potrai sempre passar qualche mese a Roma, 0 dove più ti piacerà. Sinceramente poi mi rallegro con te perchè non ti sei fatto dare la prelazione. Ho ripreso la tua lettera per vedere quali ragioni mai adducevi in difesa di questo bello stato; ma ho trovato che in sostanza tu non dici altro se non che non ci hai più quel contro- genio di una volta. E ben naturale che cotest’aria te l’abbia fatto pas- sare; perchè in quanto al disinganno, e al progresso delle cognizioni sulla vita, io che, da quanto mi pare, tu metti in grado uguale al tuo, non mi sono niente mutato su questo punto. Osservo ancora che per 1 desiderj di un tuo pari la prelatura non offre niente, perchè prima, già l’ultima meta si limita a divenir Cardinale: bel ceto per Dio! poi per quanto si voglia esagerare la celerità delle presenti corse, sempre è certo che poco più poco meno prima di una certa età avanzata non si dà cappello, e intanto che si fa? si sta bollati e confinati in una città di provincia vivendo meschinamente per riparare l’impronto che si è dovuto fare; le nunziature (soli posti nel nostro stato di cui un diplo- matico del resto del mondo possa non ridere) non sono per voi perchè non siete ricco e poi bisogna esser vescovi: in somma si conclude che la prelatura non dà se non da vivere, e questo non è quello che cer- chiamo, vi rende schiavo per l’abito, schiavo per il posto, e per tro- varci qualche compiacenza bisogna assolutamente aver sortito dalla natura una di quelle ambizioni vili, l’espressione di cui, secondo me, ha lasciato la più gran macchia sul carattere di Cesare. Devo avvisarti che col penultimo ordinario Rabbo ricevè una let- tera dal Zio Carlo,2 in cui gli raccontava che tu avevi presentato un Mem.° ec. e che avresti sicuramente ottenuto il tuo intento. Egli ne parlò me assente alla Società del Camminetto, e disapprovò, sebbene moderatamente, dicendo che non gli sembrava niente di vantaggioso per te, perchè non ti concedeva lo stare in Roma ec. Ho poi creduto di notare che non gli sia piaciuto di vedere che tu glie ne tieni per- fetto silenzio: almeno avea detto anteceden.11' di volerti scrivere nel- l’ordinario scorso, e poi non l’ha più fatto. Io credo che tu non abbi preveduto questo caso, e che abbi sperato di poterlo tenere all’oscuro fino al tempo dell’esito, dopo di cui lo avresti ragguagliato.