Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/807

Tutto è secco fuori del nostro cuore: e questo non si esercita mai: vada al diavolo la società. Addio, Cariuccio. Salutami tutti.

539. A Carlo Leopardi.
Roma 27 Marzo [1823]

Caro Carlo. Ier sera ricevetti il tuo piego colla tua lettera acclusa. In questo momento ho presentato il piego a D. Marianna, la quale insieme col marito è rimasta molto sorpresa e, com’essa dice, confusa di questo tuo regalo: ha riso dell’at- tenzione che hai avuta di scriverci Teatro Argentina ec. e m’ha pregato molto di ringraziarti, aggiungendo che prova pena in accettare questo tuo dono, considerando la gran fatica che ti dev’esser costato, l’eleganza dell’esecuzione, la spesa ec. Andava a presentarlo a Marietta, dicendo di volerlene fare un’improv- visata. Io ti scrivo in grandissima fretta. Già ti scrissi coll’ul- timo, e m’accorgo d’essermi dimenticato di parlarti del tuo piego, che ancora io non avea ricevuto. Ti scriverò poi con più agio, e di questo e dell'altre cose delle quali ti parlai nell’ultima mia. Sono molto affaticato e stanco, massimamente che questa matti- na ho dovuto contentarmi di non pranzare quasi affatto. Voglimi bene e scrivimi, ed aspettami, per quanto io sento, fra poco.

540. Di Carlo Leopardi.
Recanati 27 Marzo 1823.

Caro Buccio Dopo l’ultima tua sto in aspettazione ad ogni momento di sentire che hai avuto un posto di Cane.6 del Censo. Tu ne consideri la pro- babilità come molto lontana, ma io son di tutt’altro parere, non per le assicurazioni dei Zii, ma perchè abbiamo visto coll’esempio di Camillo,1 che quando la prima istanza ha un buon appoggio, l’insi-