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cupante a qualche altro impiego tra la gran moltitudine che se ne trova in questo governo. Fui la sera stessa dal Ministro; con- venimmo insieme, ed avendogli poi mandata la supplica, dov’egli volle che facessi alcune modificazioni, me la rimandò, com’era- vamo rimasti, con una sua lettera e raccomandazione al Segre- tario di Stato, e con un suo biglietto all’Ab. Capaccini Minu- tante3 ec. che doveva presentar la supplica. Dopo una giornata intiera di sudore, nella quale non pranzai, feci quattro volte la strada di Monte Cavallo'1 con un sole che smagliava, e in ul- timo non conclusi nulla; finalmente la mattina dopo essendomi alzato a giorno, e fatta altre due volte la stessa strada, potei vedere l’Ab. Capaccini, e consegnargli il plico, intorno al quale mi diede buone speranze. I miei Zii dicono che un impiego non mi può mancare: io fo conto che tutto questo sia una burla, e spero in questo caso d’esser più contento di prima. Intanto s’è indicato all’Ab. Capaccini un impiego vacabile a Giugno, nel quale non sarà difficile di trasferire qualcuno dei Cancellieri del censo attuali. Tutta questa storia, della quale sarebbe inutile il pregarti a non far parola con alcuno nè di casa nè di fuori, te l’ho raccon- tata così minutamente pei- osservare il patto che abbiamo insieme di communicarci tutte le cose nostre. Carlo mio, se tu m’ami, credi ch’io non t’amo meno, e che in verità di giorno in giorno vo sempre più desiderando la tua compagnia, e sentendo il biso- gno di te. Sarebbe forse vano ch’io mi sforzassi di persuader- telo, perchè ti conosci abbastanza e conosci me parimente, e sai che un par tuo non si trova, e ch’io non son fatto per con- versare con chi non m’intende, e molto meno per amare chi non m’ama. Ti potrei dire infinite cose amorosissime; o piuttosto te le vorrei dire, ma non saprei; e dall’altro canto l’amor nostro è così vero e naturale che par che fugga o non si curi d’essere espresso colle parole. Io vivo qui molto indifferentemente, non tratto donne; e senza queste nessuna occupazione o circostanza della nostra vita ha diritto di affezionarci o di compiacerci. Io me n’assicuro per esperienza, e posso giurarti che la conversa- zione o spiritosa o senza spirito m’è venuta in un odio mortale.