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dare; perchè se domanderemo un impiego per la prima vacanza, in modo che la memoria debba restare sul tavolino del Segreta- rio di Stato, partito il Ministro, e raffreddate le cose, quest’af- fare correrà la sorte dei più. Fio raccontato il tutto al Zio Carlo: m’ha detto: ma bene, ma bravo. Gli ho domandato qualche lume: m’ha risposto: eh, vedete un poco, e non me n’ha parlato mai più. Questa è la direzione e il consiglio che a Recanati si van- tava di volermi dare in questa materia. In ogni modo faremo qualche cosa. Se ti venisse in mente qualche pensiero oppor- tuno, scrivimelo subito. Ma non parlare a nessuno di quest’af- fare, perchè i miei non possono altro che disturbarlo. Un altro articolo’ che ho pubblicato, non mi è stato possi- bile di averlo per mandartelo. Sono pure cominciate a uscire le mie Annotazioni sull’Eusebio, e si stamperanno anche a parte. Fa le mie scuse a Paolina se coll’ordinario passato non ho risposto alla sua lettera, e se non le rispondo in questo. Sono veramente molto occupato: ma le risponderò certo nell’ordinario venturo. Salutala tanto da mia parte e fa lo stesso a Luigi; e se credi, mostra a mio padre a nome mio la bagattella che ti mando. In vece della primavera abbiamo avuto un freddo diabolico, e poi l’altra sera un temporale bestialissimo che si scaricò tutto sopra Roma. Era una bella cosa sentir queste immense moli tremare allo strepito de’ tuoni, come fossero tante capanne. Addio. Gior- dani mi parla di te e di Paolina col maggiore interesse del mondo,' e più che non ha mai fatto per lo passato, e a me scrive con un entusiasmo tale d’affetto che par quasi fuor di se. A me pare d’esser sempre più lontano dal meritarlo. Dì queste cose a Paolina che forse le avrà care. Manda mille saluti a Carlo e a Paolina: oh se essi mi ricordano, e io li ho sempre in cuore... Da quel che mi dici, reputo un bene che non sia succeduto il matri- monio di Paolina. Ci è sempre tempo a cacciare il collo in un lac- cio che non si può sciogliere. In somma scrivi, ti prego, a Paolina e a Carlo eh ’io li saluto tanto tanto con tutto il cuore, e che vogliano qualche volta ricordarsi tra di loro di me. E Carlino che fa? che studia? che pensa di fare? Oh povero Carlino; se potesse un poco anch 'egli sgabbiarsi! Io non mi sazio di salutarli tutti due quei caris- simi giovani.