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530. A Carlo Leopardi.
Roma 12 Febbraio [ma marzo] 1823.

Caro Carlo. E veramente perduta la lettera nella quale mi domandavate del preteso trattato di nozze tra Marietta e Gra- ziani. Dico, preteso, perchè non ne ho sentito mai nulla, nè potuto sospettar nulla, e dal tuono dei discorsi che si fanno qui, dove tutti parlano molto liberamente e apertamente sopra tutti gli affari e le persone di casa, rilevo che questo e qualunque altro trattato simile sia un’assoluta chimera. Ilo domandato a Donna Marianna della vostra Sinfonia, della quale non so per- chè questa befana m’avesse fatto finora un mistero. M’ha rispo- sto che l’ha ricevuta, e che ve lo fece scrivere da Marietta a Paolina, e vi fece anche dire che non vi scriveva essa medesima per non disturbarvi nelle vostre grate occupazioni. Capite? nelle sue grate occupazioni? così proprio: nelle sue ec. Questo mi ha detto quella befana, e in questo modo, ridendo. Assolutamente o non è vero che voi mi abbiate scritto della musica mandatavi da Donna Marianna, o la lettera in cui me ne scriveste non mi è mai capitata. Marietta è stata in letto uno o due giorni, per- chè qui, se uno si sente debole di stomaco per non aver man- giato, va a letto e chiama il medico. Aveva un menomissimo raffreddore, del quale è guaritissima. Farò a Donna Marianna la vostra ambasciata quest’altro ordinario, quando gli arriverà il vostro franco, perchè i franchi tardano sempre un ordinario, come sapete. Il P. Latini francescano, che si lusingava dopo la morte di Trachini d’esser fatto proccurator generale, per quanto ho potuto sapere, non predica quest’anno in nessun luogo, ed è qui in Roma nel Convento di SS. Apostoli. Dicono che abbia avuto grandissimo incontro predicando qui, non so che anno addietro; che sia un uomo di molto spirito, di gran fuoco, ec. ec.: in somma farà benissimo a Recanati. Non so a quali esami tu possa credere che vadano soggette le lettere indirizzate a me. Se per parte de’ miei ospiti, le lettere non passano per le loro