Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/787

Le bacio la mano, e pregandola a non volermi privare.delle sue nuove, e a ripetermi ch’Ella mi ama, con tutto il cuore mi confermo

Suo amantissimo figlio
Giacomo.
526. Di Carlo Leopardi.
[Recanati] 7 Marzo 1823.

Colla posta di questa mattina è partita una mia lettera in cui ti diceva che contemporaneamente spediva il presente involto a D.a Marianna. Ma il maestro di posta con cui già m’era concertato perchè lo tassasse come roba, a un paolo la libbra, nel vederlo ha trovato troppo rischio che la Direzione lo detassasse a causa della sua figura di piego, e come carta lo tassasse a due paoli l’oncia, ciò che portava sui sei scudi. La differenza essendo troppo grande, ho preferito di servirmi dell’oc- casione del S.r Borgianelli di M. Lupone, che parte a momenti. Scusa l’incomodo. - Ho letto la tua lettera arrivata a Babbo colla posta d’oggi: mi rallegro della tua scoperta, ed ammiro le tue fregne, m’af- fliggo però di questo disordine delle poste, che ci leva anche la soddi- sfazione di scriverci, e di contare sulla sicurezza che le nostre lettere vadano al loro destino. Vedo che si è perduta una mia lettera1 in cui ti scongiurava a dirmi quel che sapevi di un matrimonio che dicevano trattarsi p[er] Mariuccia. - Ti lascio Buccio mio, assicurandoti che mi sei sempre presente. Oh son pur malinconico: non vedo un raggio di luce da alcuna parte. - Ti devo dare i saluti di Zavagli.

527. A Pietro Giordani.
Roma, 10 Marzo 1823.

Mio incomparabile amico, La tenerissima vostra dei 16 del passato, benché giunta qui a’ 27 del medesimo, non mi è stata renduta se non con quelle dell’ultimo ordinario: solite negligenze