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gio per me, che fino ad ora non se ne capezza niente - Giacomuccio mio, beato voi! vorrei meglio essere una gamba vostra, che tutta me. Ma già, la vita è tanto breve, che io spero di averne passato un terzo, e Dio volesse che fosse la metà! L’ordinario passato non vi fu lettera vra; che vuol dire? - Non crediate di avere avuto i geloni rotti voi solo; ne ho adesso uno io, che mi tormenta un poco, e che lo vado portando ora a letto, ora in piedi, e sempre in casa - che adesso esciamo appena le feste. A mezzo Carnevale si ammalò il Cocchiere, e se non erano le Mazzagalli, che ci favorivano quotidianamente il loro legno, avevamo finito di andare a teatro. Ora il Cocchiere stando ancora male, non esciamo giammai, con piena mia soddisfazione. Vedete che dettagli interessanti per voi sono questi! - Forse vi avrà annojato meno questo mezzo foglio, in grazia del nome di Carlo ripetuto più volte. Ditemi se è così. Luigi vi saluta; sapete la nuova sua arte di suo- natore di flauto? Vorrei che mi salutaste molto Mariuccia; e voi, Gia- comuccio mio, vi prego che mi vogliate sempre bene, e non poco. La mezza notte è passata da più di un ora [sic], ed io non ho sonno affatto. Mi viene in mente in questo istante Lucrezia Santacroce. La vedete mai? ditemene una parola. Come pure mi è capitato oggi sotto gli occhi il nome di Mad. Dionigi, di cui mi avete parlato una volta che riuniva alla sua conversazione molti oltramontani; adesso la conoscerete voi? - Addio, cuore mio, ricordati di me - Ho letto questa lettera, e la tro- vo schifosa. Può essere che vi abbia avuto parte la fretta, la parte mag- giore però è l’ignoranza. Sia l’una o l’altra, voi scusate me, ve ne prego.

524. Di Carlo Leopardi.
Recanati 6. Marzo 1823.

Caro Buccio. Nell’ultimo ordinario non vi furono tue lettere: sic- come anche nel precedente era succeduto lo stesso, cominciava a darmi qualche fastidio: corsi alla posta per vedere se v’era niente per Sofia - niente: finalmente sentii che lo Zio Carlo scriveva a Babbo che da quattro ordinar] tu non avevi lettere di Casa.1 Il fatto sta che di qui ti si è sempre scritto, meno, credo, una volta, e quanto a me, io sono creditore di risposta ad una lettera in cui ti domandava se era vero un trattato che si diceva di Mariuccia. Ma io osservo che tutti gli sba-