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ne fossi debitore1 ai colloqui avuti colla bella virtuosa, e a quei sentimenti che tu provi per lei, i quali credo che rassomiglino all’amore. Te ne felicito con tutta l’anima, e prendo parte ai tuoi sentimenti così da lontano, come ho preso parte ai geloni delXaimable chanteuse; ma quanto al letto, tocca a te solo di pren- derne parte, se puoi, come non credo. Ti ringrazio de’ tuoi sonetti, a proposito de’ quali mi viene quasi un sospetto che tu vogli divenire un altro Alfieri, colla differenza che questi si pose a studiare e comporre per la prima volta in età maggiore della tua, e tu in età minore non incomincieresti gli studi, ma li riprenderesti, o piuttosto li continueresti. Certo è che i tuoi versi hanno moltissimo dell’ Alfieresco, senza che tu forse te ne avvegga; e la cagione che t’indurrebbe alla poesia, sarebbe quella stessa d’Alfieri, cioè l’amore o una cosa di questa specie. Puoi credere, Carlo mio, quanto volentieri io farei qualunque cosa per te, cioè per me, giacché tu ed io siamo stati e saremo sem- pre una stessa persona ipostatica, e non c’è bisogno di ripeterlo. Che Marini abbia una certa influenza sugli impieghi relativi ai catasti, è vero. Che ne sia padrone, non è vero, ma sono i soliti sogni e chimere di Zio Carlo, come ti scrissi. Io ho con lui una certa amicizia, ma di quelle amicizie fredde che si possono avere con persone occupate, che vedono un’infinità di gente ogni giorno, che hanno fatto fortuna a forza di travaglio, e con ciò si sono abituate all’egoismo, cioè al travagliare per se sole, giacché se avessero travagliato per altri, non avrebbero fatto fortuna. In ogni modo è un uomo molto cortese; ci sarebbe forse anche il suo verso di prenderlo e d’affezionarselo, e se io ne potrò pro- fittare per te, non potrò mancare di farlo. Mi congratulo con te dell’impressioni e delle lagrime che t’ha cagionato la musica di Rossini, ma tu hai torto di credere che a noi non tocchi niente di simile. Abbiamo in Argentina la Donna del Lago,2 la qual musica eseguita da voci sorprendenti è una cosa stupenda, e potrei piangere ancor io, se il dono delle lagrime non mi fosse stato sospeso, giacché m’avvedo pure di non averlo perduto affatto. Bensì è intollerabile e mortale la lunghezza dello spet- tacolo, che dura sei ore, e qui non s’usa d’uscire del palco pro-