sentire al doppio. Sono curioso di sapere cos’hai concluso con De Roma-
nis, su cui ti scrissi nell’ultima mia. Non mi manderai almeno una copia
di tutto ciò che tu stampi? Un giovane che suona il flauto nella nostra
opera mi ha parlato con trasporto della tua Eneide e della tua Torta:
mi ha detto che la prima supera il Caro. - Ti scrivo di notte alle dieci
italiane faccio sempre grandi veglie, non so mai decidermi a coricarmi:
sono uscito qualche notte, ma ora il tempo è così cattivo! Faccio una
vera vita da bestiolina, solo nelle mie camere io dal letto grido, canto,
mi lamento forte come un matto, nessuno mi sente, onde non v’è nulla
che mi trattenga. In teatro me ne sto in un palchetto di piccionara che
la prima sera forzai perchè non potei avere da Mamma la chiave: per
te che mi conosci basterà, per provarti quanto abbia inferocito i miei
costumi, il dirti che non muto mai di vestiario, e che dei due abiti
nuovi che si lavoravano quando tu partisti, e son venuti molto bene,
e meglio di quanti ve ne sono a Recanati, uno ne ho portato una volta
per la Venuta,2 e l’altro non l’ho messo mai. Così ruggendo, e mara-
vigliando, e arrabbiandomi della mia pazienza, sto aspettando che il
tempo conduca qualche occasione di adoperare le forze che tuttavia
mi sento intorno al cuore. In verità, diceva Mad." Bertrand al D.r
Warden, noi siamo troppo buoni per S. Elena. Addio vado a letto:
sognerò come faccio immancabilmente ogni notte la mia cara, eterna-
mente cara Mariuccia.
499. |
Di Paolina Leopardi. |
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[Recanati] 13 Gennaio 1823. |
Caro Giacomuccio mio
Ecco cominciato questo nuovo anno, che io vi desidero pieno di
felicità, e lo sarà senza dubbio avendolo cominciato sotto favorevoli
auspicj; per me non ho altro desiderio a formare, che di non vederne
il fine, ed è questo desiderio concepito con il più intimo sentimento
del cuore, e voi lo crederete bene conoscendo me, e quelli che mi gover-
nano. Dei quali io sono così annojata, e di questo modo di vita, che
non ne posso più; ed il peggio è il non avere alcuna speranza, neppur
lontana di miglioramento; nò, non vedere per fine a questo stato altro
che la morte! Ebbene, venga pure questa morte, e venga anzi prestis-