Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/745

E tu pur sei guerriera: oh come bella Allor che i freddi Itali petti avvampi ColTardir della fervida Isabella! Corri tua nobil via. Sol ti rammente Di lor fra cui la prima orma tua stampi, Che te rammenteranno eternamente. So che Lei non si può dire in caso retto, non so se disperare e avvam- pare si possano adoperare in senso attivo, chi se ne frega? per Reca- nati è d’avanzo. - Non so se sappi che mi è riuscito di fare un mira- colo: le Mazzagalli vengono ogni sera in teatro, figurati le smanie di quel buffone di Peppe, che dopo aver contrastato quanto ha potuto, ha dovuto egli stesso servirle nel cercare il palchetto ec. Credimi che non c’è miglior vendetta di questa, armare la volontà irresistibile di Paolina, e veder lui che adesso fa tutti i suoi sforzi per mostrare che la cosa è naturalissima, e che ci viene di buona voglia: io ne godo un tantino. - Se tu mi conosci, mio caro Buccio, capirai che io non ti dico molte di queste cose se non per darti materiali onde tormentar Mariuccia, che poi in fondo è la sola e cara mia anima, e di cui non ti parlo a lungo, perchè non potrei farlo senza gemere, o infuriarmi. Che giorni quelli che ho passati con lei! hanno potuto esistere nella mia vita! e han potuto finire! che dolore che furia! - Giacomo mio, non possi mai provarlo. La morte di Giuseppe1 mi ha dispiaciuto estremamente: un uomo svelto di meno mi pare sempre una gran mancanza, e poi tanto gio- vane! non si fa partenza che non si stringa la mano a qualcuno che non si dovrà rivedere mai più. Io mi ricordo che gliela strinsi, chi m’avesse detto! a questo mondo non si vive, se non in quanto si sente, e non si sente, per me almeno, se non in quanto si soffre. Mio caro Buccio, tu non pensare a malinconie: in questi mesi non ti puoi lagnate del destino: è vero che sono i primi; ma tocca a noi adesso a consu- marci i denti a forza di rodere la catena. Noi siamo stati compagni in tutti i disgusti, ve n’ha però uno che tu non hai provato e che, credi a me, è l’estremo. Questo è stare a Recanati senza te, nè Mariuccia. Addio D. Giacomo, voglimi bene come sei obbligato per i nostri patti, io te lo voglio anche al di sopra.