Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/743

ne ho fatta leggere nessuna. - Caro Giacomo sta certo dell’interesse che io prendo sempre per te, ti pregava nella mia perduta a mostrarmi di crederlo col parlarmi un poco più dei tuoi affari. Ho ragione di lagnarmi perchè devo sempre sentire a caso tutto quello che ti riguarda, 10 che tutti crederebbero che dovessi essere il tuo maggior confidente. Ti prego a trovar qualche piacere in ciò che me ne darebbe moltis- simo, nel sentirti dettagliare le tue cose. Ho sentito nell’ultimo ordi- nario la proposta di De Romanis, che scrivesti a Babbo. Suppongo che tu abbi deciso di rifiutarla, mentre sei andato a parlargliene. Per- chè, a dirla fra di noi, io non posso attribuire ad altro che a politica, non già ad ingenuità, tutto il linguaggio che tieni da che sei fuori, e non manca di fare il suo effetto. Se l’effusione vi avesse la minima parte, non potrei fare a meno di condannarti. Per provarti che ho ragione, senti. Babbo ha fatto veder la tua lettera, come fa quasi sempre: io però non ho avuto mai la sorte d'incontramiivi, fuorché, mi pare, una volta. Parlando poi dell’offerta De Romanis con Mamma ha detto in presenza dei ragazzi che stavano con lui al camino che egli te ne avrebbe sconsigliato, perchè questa ti darebbe i mezzi di stare del tempo molto a Roma dove potresti anche prendere una dozzina. Non so come abbia avuto l’imprudenza di lasciarsi uscir questo dalla bocca. Io non v’era: stava alla scuola. L’istessa sera, avendo sicuramente riflettuto che il suo discorso doveva essermi stato riferito, e che se tu sapessi da me 11 vero movente del suo consiglio, questo potrebbe non far grande effetto; uscì a raccontarmi tutto, e mi disse una folla di ragioni e di calcoli che riceverai in quest’ordinario, i quali provano secondo lui che non ti torna a conto. Ma tutto questo con un’aria di premedita- zione tale, che non lasciava luogo a dubbio, e tu sai che in questo non è difficile lo scoprirlo, perchè tutto ciò che gli preme gli fa venire il fiato grosso. Di quello poi che avea detto il giorno non mi fece nep- pure un cenno, quantunque io cercassi di cavarglielo, segno evidente che il suo discorso non avea altro oggetto che di distruggerlo, e di far sembrare il suo consiglio disinteressato. Io dunque ti dico: fa quello che t’aggrada, ma nel caso che tu credesti di accettare, non ti far illu- dere dalla finta ingenuità che ti si manda di quaggiù, anzi piuttosto questa ti determini ad agire in senso contrario. Non ti manca modo di colorire la tua condotta se non aderisci al consiglio: puoi dire di aver pattuito prima che ti giungesse ec. ec. Ti posso poi ricordare quello che dicevamo insieme: che se avessimo una volta potuto uscire, non ci saressimo lasciato fuggire alcun mezzo per renderci possibile di non