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impegno di scrivere certe note latine sopra la Repubblica di Cice- rone.7 Mi si offre il catalogo dei Codici greci della Barberina, che finora non v’è stato un cane che abbia saputo quel che con- tengono. De Romanis mi fa bei partiti perch’io traduca tutte ropere di Platone, e già siamo quasi convenuti.8 Addio, caro, salutami il Papà, la Mamma, i fratelli e tutti. Scrivimi, se mi vuoi bene. Possibile che tu non me ne voglia? Addio addio.

490. Di Carlo Leopardi.
[Recanati] 6 Gennajo 1823.

Per carità perdonami il dispiacere che ti ho dato senza saperlo: se eri in angustia quando mi scrivesti l’ultima tua, figurati ora che non vi hai visto risposta per due ordinar). In somma, io non ho avuto la tua del 26 che in questo momento. Ti scrivo dal Casino due righe ad un’ora di notte per levarti di dubbiezza. La neve ritarda tanto adesso le poste, che non è ancora giunto il Corriere, e spero di potertele man- dare. Io ricevetti la tua lettera per cui tu stavi in pena, e vi risposi l’ordinario dopo. Era dunque io nell’istessa opinione che tu, di essere in credito. Non so se a quest’ora tu avrai avuto la mia, ma se ve n’ha una di perduta, sta certo che è la mia. La tua, per provartelo, mi ricordo che parlava della Magatti ec. Siccome non supponeva che tu mi scri- vessi sotto nome di Sofia ho trascurato tutti questi giorni di doman- darne: solamente questa sera uscendo, ho avuto la tua dei 26 per una gentilezza del maestro di posta. Corro ad impostare. Non ho ora altro dubbio se non che la mia sia stata trattenuta da questi di Casa prima d’impostarla. Ma anche tu mi dici che la posta le trattiene.

491. Di Monaldo Leopardi.
Recanati 6 Gennaio 1823.

Mio caro Figlio. Ho ricevuto la cara vostra che suppongo del i.° quantunque non portasse la data.1 Mi dispiace assai che ritardino, nè so come o per-